Omelia (31-07-2003) |
padre Lino Pedron |
Commento su Matteo 13, 47-53 Il compito della chiesa è la missione, raffigurata mediante la pesca, affidata alla responsabilità dei discepoli (cfr Mt 4,19), ma l'incarico della cernita, immagine della separazione dei malvagi dai buoni, è affidata agli angeli (cfr Mt 13,41). Contro ogni tendenza integrista, che sogna una comunità credente di separati e di puri, Gesù annuncia che il tempo presente è l'ambito della tolleranza e della pazienza senza tendenze discriminatorie. Dunque compito della chiesa è la missione, non il giudizio. Gesù termina il suo discorso con una domanda: "Avete capito tutte queste cose?". La risposta è "sì". E siamo noi oggi che dobbiamo rispondere positivamente. Gesù illustra il senso dell'impegno che la comprensione delle parabole richiede, attraverso un'ultima parabola: quella di ogni scriba fattosi discepolo del regno dei cieli. Diventare discepolo implica la missione di insegnare agli altri. Lo scriba è lo specialista della Scrittura; se scopre in Gesù il tesoro nascosto (Mt 13,44), rinnova tutte le sue concezioni religiose e sa utilizzare egregiamente tutta la ricchezza dell'Antico Testamento accresciuta e perfezionata dal Nuovo. I discepoli sono coloro che hanno compreso il messaggio racchiuso nei discorsi di Gesù. Comprendere non significa solo capire ma accettare, attuare nella propria vita. Se ciò è vero, i discepoli sono diventati i veri "figli del regno"(v.38) ormai in possesso del tesoro e della perla preziosa. Per tutti questi motivi sono i nuovi scribi, i maestri nel regno dei cieli. La risposta dei discepoli è importante non solo per la loro salvezza personale, ma anche per la loro futura missione nella Chiesa. Essi dovranno insegnare ciò che hanno udito. E potranno farlo con la stessa autorità di Gesù, solo se lo avranno capito e lo avranno veramente creduto e praticato. Il cristiano resta per tutta la vita un discepolo, uno scolaro. L'esame deve ancora venire. Nell'immagine del padrone di casa ci si rivolge particolarmente a quelli che sono attivi nella predicazione e nella catechesi. Essi devono distribuire il nuovo e l'antico. L'incarico costa fatica e non può essere preso alla leggera. Matteo incoraggia a riprendere anche gli scritti dell'Antico Testamento, in gran parte dimenticati nella predicazione. In essi si trovano tante cose importanti da ricordare, che ci aiutano e ci scuotono. Ma il solo ricordo non basta: ad esso va aggiunta una esegesi guidata dallo Spirito, come fa Matteo nel suo vangelo. In conclusione, tutte le parabole ci parlano del regno dei cieli; tutte ne rivelano un aspetto ed esprimono in primo luogo la realtà di Gesù, evento centrale della storia, che segna il definitivo punto di incontro tra il cielo e la terra. La parola di Dio, che è Gesù, viene seminata nella terra del mondo per farne germinare e crescere il popolo di Dio. Il discernimento ultimo tra i buoni e i cattivi è già operato in questo mondo dall'adesione o dal rifiuto nei confronti di Cristo. |