Omelia (23-04-2006)
padre Antonio Rungi
Beati quelli che, pur non avendo visto, crederanno

La II Domenica di Pasqua, quella che chiamiamo in Albis e che Giovanni Paolo II ha dedicato alla Divina Misericordia, ci attesta di una doppia apparizione di Gesù agli Apostoli, dopo la sua risurrezione dai morti. La prima nel giorno stesso della risurrezione e la successiva otto giorni dopo. Fatto singolare, ben evidenziato dall'Apostolo prediletto, è che nella prima apparizione non era presente uno dei discepoli di Gesù, quel Tommaso scettico e dubbioso circa l'effettiva apparizione del Signore al restante del gruppo. Il racconto che il Vangelo di Giovanni, che oggi leggiamo, fa di questo avvenimento, ha una portato teologica di grande rilievo per noi credenti. E', infatti, messo in risalto soprattutto il dono della fede, che è il fondamento di ogni autentico discorso su Dio e su Cristo.
"La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: "Pace a voi!". Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: "Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi". Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: "Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi". Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Didimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dissero allora gli altri discepoli: "Abbiamo visto il Signore!". Ma egli disse loro: "Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò". Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: "Pace a voi!". Poi disse a Tommaso: "Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!". Rispose Tommaso: "Mio Signore e mio Dio!". Gesù gli disse: "Perché mi hai veduto hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!". Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro. Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome".
Sul discorso della fede nella risurrezione sono incentrati i brani della due letture, tratte dagli Atti degli Apostoli e dalla Prima Lettera di San Giovanni Apostolo: "La moltitudine di coloro che erano venuti alla fede aveva un cuore solo e un'anima sola e nessuno diceva sua proprietà quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comune.
Con grande forza gli apostoli rendevano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti essi godevano di grande stima. Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano l'importo di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli; e poi veniva distribuito a ciascuno secondo il bisogno". Nel testo degli Atti degli Apostoli viene messo in risalto anche lo stile fraterno della prima comunità di Gerusalemme che formava un cuor solo ed un'anima sola e vivevano nella piena condivisione di beni spirituali e materiali. Sono i cosiddetti frutti della Pasqua che ognuno dovrebbe portare nel suo stile di vita, vivendo concretamente gli insegnamenti che derivano da una profonda trasformazione interiore che, normalmente, la Pasqua produce nel cuore delle persone sensibili e sinceramente credenti.
Sullo stesso tono e contenuti si colloca il brano della Prima Lettera di San Giovanni Apostolo, ove cogliamo una forte accentuazione del tema dell'amore. Tematica particolarmente attuale oggi per la Chiesa universale, invitata da Benedetto XVI, attuale pastore universale della Chiesa, a riflettere sul tema di "Dio è amore", con la sua recente Enciclica su tale argomento. Testo, tra l'altro, citato proprio dal Papa nella sua Prima Enciclica: "Carissimi, chiunque crede che Gesù è il Cristo, è nato da Dio; e chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato. Da questo conosciamo di amare i figli di Dio: se amiamo Dio e ne osserviamo i comandamenti, perché in questo consiste l'amore di Dio, nell'osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi. Tutto ciò che è nato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha sconfitto il mondo: la nostra fede. E chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio? Questi è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con acqua soltanto, ma con l'acqua e con il sangue. Ed è lo Spirito che rende testimonianza, perché lo Spirito è la verità".
A distanza di una settimana dalla celebrazione dell'annuale ricorrenza solenne della Pasqua cristiana, la Parola di Dio di questa seconda Domenica del tempo pasquale ci invita, in poche parole, a recuperare il dono della fede in modo autentico, soprattutto in considerazione del destino eterno dell'uomo; come pure ad esprimere tale fede mediante la carità, ben sapendo che la fede senza le opere è morta ed è insignificante; ad aprire, infine, il nostro cuore e la nostra mente alla speranza cristiana che ci viene dal mistero della risurrezione del Figlio di Dio, Gesù Cristo, unico Salvatore del mondo, per portare, nel cuore degli uomini del nostro tempo, la gioia di vivere e di lottare per i grandi ideali dell'esistenza umana, come pregheremo in questa Domenica: "O Dio, che in ogni Pasqua domenicale ci fai vivere le meraviglie della salvezza, fa' che riconosciamo con la grazia dello Spirito il Signore presente nell'assemblea dei fratelli, per rendere testimonianza della sua risurrezione. Amen".