Omelia (23-04-2006) |
Comunità Missionaria Villaregia (giovani) |
Tommaso: uno che voleva vederci chiaro Sembra proprio che Giovanni voglia invitarci a VEDERE, ad aprire gli occhi, a riconoscere i SEGNI della PRESENZA di GESU' RISORTO. Ora, dopo la morte di Gesù c'è in Lui una preoccupazione: MOSTRARCI CHE VERAMENTE GESU' E' RISUSCITATO, CHE GESU' E' UN GESU' VIVO, non morto. Tutto il capitolo 20 del Vangelo di Giovanni vuole mostrarci che Gesù è Risuscitato, che Gesù è il Vivente e si mostra vivo ai discepoli. Gesù appare a tutti loro e tutti gioiscono nel vedere il Signore. All'incontro però manca Tommaso, uno dei dodici. Forse Giovanni poteva tralasciare di raccontare questo fatto. Perché lo racconta con tanta forza e dettagli? Chi è Tommaso? Tommaso è un tipo che voleva vederci chiaro. Tommaso era gemello, ma gemello di chi? Il Vangelo non lo dice. E forse si capisce perché. Perché gli siamo gemelli un po' tutti. Viviamo in un secolo in cui è difficile fidarsi, non si ha fiducia nemmeno nella propria ombra. Per credere non basta l'ascolto, come per Maria, per lei è stato sufficiente udire le parole dell'Angelo per abbandonarsi completamente al progetto di Dio. Non basta neppure vedere, così come è bastato ai pastori di Betlemme. Videro un bambino e ritornarono glorificando Dio per tutto quello che avevano udito e visto. A Tommaso non è sufficiente ascoltare il racconto degli altri Apostoli che avevano visto il Risorto: egli vuole toccare, mettere la propria mano nei buchi dei chiodi, nella ferita, solo così crederà. Anche noi vogliamo toccare per credere, come Tommaso, il nostro gemello. Anzi più di Tommaso, perché in fondo lui volle toccare, ma poi di fatto non lo fece. Seppe arrestarsi alle soglie del suo folle realismo. Lasciò che i certificati di garanzia da lui pretesi gli si sciogliessero tra le dita come sigilli di ceralacca sotto la fiamma di una candela. Cadde in ginocchio, alle frontiere luminose di quegli spazi di carne che non ebbe più il coraggio di manipolare. Per noi è diverso. Il dubbio è divenuto cultura. L'incredulità, virtù. La diffidenza sistema. Non crediamo nemmeno davanti all'evidenza delle cose. L'oggettività è passata di moda da un pezzo e la soggettività dubita di se stessa. Tutto è diventato confusione. Come allora poter cogliere i segni del Risorto? Per vederci chiaro c'è bisogno di trasparenza, di rapporti veri, di sguardi limpidi, di gesti efficaci, di parole chiare. Dov'era Tommaso la prima volta in cui è apparso Gesù? Il Vangelo non lo dice. Forse voleva capire da solo, trovare da solo una risposta davanti al Crocifisso. Ma da solo è incapace di riconoscere il Risorto. Quando Tommaso è capace di vedere e riconoscere il Risorto? Tommaso vede Gesù quando si riunisce con i suoi, quando accetta di essere Comunità, quando esce dalla sua solitudine e accetta umilmente di stare con gli altri anche se non riesce a comprenderli pienamente nella loro esperienza, fino in fondo. Accettando di stare con gli altri è in grado di riconoscere la Presenza di Gesù in mezzo ai suoi, di fare la professione di fede più bella e semplice del Vangelo: "Mio Signore e mio Dio!". E il Vangelo di oggi termina con una bellissima beatitudine che ci tocca tutti: "Beati quelli che pur non avendo visto crederanno". Dopo che il Vangelo di Giovanni è tutto centrato in questo VEDERE, sembra un controsenso terminare con questa beatitudine: "Beato te, che pur non avendo visto, credi". Allora è più importante CREDERE che VEDERE. Solo credendo i nostri occhi diventano capaci di VEDERE, di vedere nella trasparenza, di vedere oltre: oltre la morte, la vita; oltre il dolore, la gioia; oltre il sepolcro vuoto, la resurrezion; oltre le ferite e le piaghe del crocifisso, la gloria del Risorto. |