Omelia (22-04-2006)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento Marco 16,9-15

Dalla Parola del giorno
...udito che era vivo e che era stato visto da Maria di Magdala, i suoi seguaci non vollero credere...neanche vollero credere ai due che rientrarono dicendo di averlo visto in cammino. Alla fine apparve agli Undici,...e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore.

Come vivere questa Parola?
L'epilogo del Vangelo di Marco sottolinea l'esperienza del dubbio che paralizza i seguaci di Gesù all'indomani della sua risurrezione, trattenendoli «in lutto e in pianto». I discepoli, annota l'evangelista, «non vollero credere» che il loro Maestro, crocifisso morto e sepolto, ora era vivo ed "era stato visto da Maria di Magdala".
Alla loro «incredulità e durezza di cuore» fa eco il rimprovero di Gesù. Non meravigliamoci però: dopo duemila anni, la reazione a questo annuncio è la stessa. L'incredulità continua ad essere un'insidia, una sfida e una lotta per il cristiano. E così deve essere, perché la combinazione travagliata di fede e dubbio è la riprova che per noi la risurrezione di Gesù non è un dato teorico, acquisito in astratto una volta per tutte, ma un'esperienza viva che ci sorprende e sgomenta continuamente. Su questo terreno scosceso il Risorto interloquisce infatti con la nostra libertà, certo senza risparmiarci il rimprovero. E lo fa prospettandoci una missione: «Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo». Come a dire: la tua fede matura e si rafforza donandola.
«Ci vuole un'anima di bambino» – sostiene il filosofo francese Jean Guitton, «perché l'incredulità non impaludi il cuore e la fede si esprima nella franchezza dell'annuncio. Occorre apertura, intuizione, intelligenza, virtù, fiducia, amore, e molta volontà, lavoro e perseveranza».

In questo tempo rappresentato dai cinquanta giorni che dopo la Pasqua ci separano dalla Pentecoste, vivrò nelle profondità del cuore l'esperienza spirituale degli Undici, il loro pianto, l'incredulità, la paura, e al contempo percepirò il rimprovero di Gesù come stimolo contro l'autocommiserazione e la subdola paura della morte, sempre latente nella penombra del cuore. Questa la mia preghiera:

Signore Gesù, lo stupore sorregga il mio sguardo rivolto senza paura verso la tua tomba vuota. Che io creda e viva questa mia fede con l'anima di bambino. Mi esponga fiducioso all'azione vivificante dello Spirito che feconda i miei giorni abilitandomi all'annuncio del vangelo, alla celebrazione del mistero e alla testimonianza della carità.

Dalla Liturgia Bizantina
"Orsù dunque, amici di Cristo, con bocche di fango, ma col cuore puro, accogliamo con fede la Vittima immolata, la Pasqua celebrata in mezzo a noi. Diamo gloria al Padre, esaltiamo il Figlio, adoriamo con fede lo Spirito divino, Triade indivisibile, Monade per essenza, Luce e Luci, Vita e Vite, vivificante e illuminante i confini della terra!".