Omelia (02-08-2003) |
padre Lino Pedron |
Commento su Matteo 14, 1-12 Il racconto della morte del Battista continua la tematica dell'episodio precedente. Sebbene parli con parole autorevoli e compia gesti potenti (cfr Mt 13, 54.58; 14,2), Gesù è il profeta contestato e la sua sorte viene prefigurata da quella del Battista. Il motivo dell'arresto e dell'uccisione del Battista è ricordato nei vv.3-4. Un profeta non può essere catturato se non per il disturbo che arrecano le sue parole o i suoi gesti. Elia era perseguitato da Acab e da Gezabele (1Re 19-21) perché aveva loro rimproverato l'uccisione di un innocente cittadino di Samaria e si erano appropriati del suo podere. Erode aveva sottratto la moglie a suo fratello e aveva ripudiato la propria. Un doppio delitto davanti al quale Giovanni non ha taciuto. Il "non ti è lecito!" dà un'impostazione concreta alla sua azione missionaria. Se l'annuncio non viene applicato ai fatti, tradotto nelle situazioni concrete, è, troppe volte, un grido inutile. Se il Battista e Gesù si fossero accontentati di puntare il dito contro il male e non contro i malfattori, come fanno i filosofi e non solo i filosofi, non sarebbero finiti in prigione e al patibolo. |