Omelia (11-05-2004)
Casa di Preghiera San Biagio FMA


Dalla Parola del giorno
Gesù disse ai discepoli: "Vi lascio la pace, vi do la mia pace; non come la dà il mondo io la do a voi".

Come vivere questa parola?
Poniamo attenzione, subito, ai verbi. Gesù ci "lascia" la pace. La riceviamo dunque da lui come un'eredità preziosa. È lui a darcela. È un suo dono più che un bene da conquistare a denti stretti. Di nuovo egli sottolinea che ce la dà ma "non come la dà il mondo". È una precisazione importante. Perché è proprio vero: anche il mondo (non quello per cui Gesù ha pregato, ma quello di cui ha detto che "è posto nel maligno"), sì, anche questo mondo dà una sua pace. Essa è mantenuta fin dentro le sue radici. È infatti un benessere fasullo che affonda nelle pseudo-sicurezze del far soldi, cercare i propri comodi e crogiolarsi in essi come in una tiepida tana, possedere le persone e usarle, spremendone piacere, dentro un modo egoico di amarle.
È una pace che ti può spuntare come un fungo. Però come un fungo presto marcisce. Le sue radici infatti sono il cercare sicurezza in ciò che è fragile, caduco, legato all'ego. Invece la pace di Gesù affonda le radici nel mistero pasquale. Non assomiglia a una polizza di assicurazioni contro gli infortuni della vita. È piuttosto come un albero che tende i suoi rami verso l'Alto. Ti tiene strettamente unito a Dio in Gesù: nella sua morte e risurrezione. E "fruttifica", sì fruttifica pace dallo Spirito dentro le tue giornate.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, mi chiedo se la mia vita è ancorata a Dio: se cerco sinceramente che cosa egli vuole da me e lo compio con amore. O forse ho in cuore qualche ricerca di falsa pace? Passo del tempo accanto a Gesù. Gli abbandono me stesso, i miei sentimenti, i miei progetti: tutto. E gli dico col cuore:

Dammi la tua pace! E mi basta.

La voce di un Poeta
"In sua voluntade è nostra pace".
Dante Alighieri