Omelia (21-05-2002) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Dalla Parola del giorno Sedutosi, chiamò i dodici e disse loro: "Se uno vuol essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti". E preso un bambino, lo pose in mezzo e abbracciandolo disse loro: "Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato". Come vivere questa Parola? Gesù dice queste parole dopo aver colto in fragrante errore di atteggiamento mentale e di cuore i suoi dodici discepoli. Aveva loro comunicato l'altissimo vertice della sua missione: quell'essere consegnato alla passione e alla morte, quell'essere sul punto di "ingoiare" la morte e risorgere. Essi però non avevano capito assolutamente nulla. Anzi erano tanto lontani dal poter intendere quell'abisso di dedizione fino a morirne: essi che, lungo la strada, "avevano discusso tra loro chi fosse il più grande". Gesù però non prende a rimproverarli, non dà in escandescenze per questa loro ennesima prova di essere tanto lontani dal capirlo, a causa della loro boriosa insipienza. Prende invece un bambino e lo pone al centro dell'attenzione di tutti; lo abbraccia e proclama che solo chi accoglie uno di questi piccoli nel suo nome accoglie veramente Lui e non Lui solo ma il Padre stesso che lo ha inviato. "Dio resiste ai superbi; agli umili invece dà la sua grazia", dice Giacomo nella prima lettura. E' così: solo chi entra nella dinamica del diventare piccolo, e di accogliere i piccoli, è colmato di benedizioni da Dio che trova spazio in lui. Oggi, nella mia pausa contemplativa, chiedo allo Spirito Santo che mi liberi dalla presunzione nei miei riguardi come anche da quella specie di sottovalutazione e senso d'inferiorità che è l'opposto della vera umiltà. Io sono quello che sono: un uomo, una donna, amato/a da Dio fino alla gelosia dello Spirito che abita in me (cf Gc 4,5). Ma solo se "accolgo" in me semplicità di atteggiamenti anzitutto interiori, senza confrontarmi con altri che possono sembrarmi più dotati di me. Se faccio spazio al "bambino del Regno" che io voglio diventare e a tutti i piccoli amati da Dio, accolgo lui stesso nel mio vivere. La voce di un maestro di spirito del VII secolo Appressati a Dio con cuore di bambino. Va' davanti a lui per ricevere quelle premure con cui i padri vegliano sui loro bimbetti. E' stato detto: "Il Signore custodisce i fanciullini". Quando Dio vedrà che in tutta la purità di cuore ti affidi a lui più che a te stesso, allora una forza a te sconosciuta verrà ad abitare in te. E sentirai in tutti i tuoi sensi la potenza di colui che è con te. Isacco di Ninive |