Omelia (28-05-2002)
Casa di Preghiera San Biagio FMA


Dalla Parola del giorno
Non c'è nessuno [...] che non riceva già al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna.

Come vivere questa Parola?
La risposta che Gesù dà a Pietro contiene le indicazioni essenziali dell'identità del discepolo di Cristo: i segni di riconoscimento della vita cristiana. Anzitutto, c'è una precondizione: lasciare tutto (si noti però: tutto, ma non marito o moglie! La via è per tutti, celibi o sposi). Nella prima lettura odierna, l'apostolo Pietro spiega bene cosa concretamente questo voglia dire: "Non conformatevi ai desideri di un tempo [...] ma diventate santi in tutta la vostra condotta" (1 Pt 1,14-15). Come in Abramo, poi, il lasciare tutto è compensato da una promessa molto più grande: "già al presente cento volte tanto in...". Senza entrare nel dettaglio, come pure sarebbe bello, il senso complessivo della promessa è comunque chiaro: chi segue Gesù realizza se stesso, da ogni punto di vista, sociale e familiare. Essere cristiani non è fare sacrifici, ma al contrario è realizzarsi pienamente, come è proclamato nell'odierno vangelo: "chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà" (Mt 16,25). Infine, un avvertimento: non saranno risparmiate persecuzioni. Anche questo in verità è consolante: vuol dire infatti che se tentenniamo e a volte cadiamo, va bene così! La vita eterna infatti, ossia la gioia piena e senza macchia, è nel futuro. Ma quel che conta è che, se la gioia piena è del futuro, la schiavitù del mondo però appartiene al passato: al presente, pur tra sofferenze e persecuzioni, c'è la libertà e la gioia dei figli di Dio!

La voce di un Padre della Chiesa
Dato che in questa vita le cose buone si compiono attraverso dolori e pene, non venite meno! Se pure seminate tra le lacrime, mieterete nella gioia.
S. Agostino