Omelia (05-05-2000) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Dalla Parola del giorno Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero. Come vivere questa Parola? L'evangelista racconta il fatto della moltiplicazione dei pani e dei pesci, segno e profezia del dono che Gesù fa di se stesso a noi nell'Eucaristia. In questo rendere grazie di Gesù al Padre e nel suo dare il cibo a sazietà ("finché ne vollero") è il significato profondo del suo riceversi dal Padre e donarsi a noi come PANE VIVO che ci sazia d'immortalità. Il mistero pasquale rende possibile e dà senso a questa enorme realtà del Figlio di Dio che, essendosi dato in morte di croce e avendo vinto la morte risorgendo, può veramente dare se stesso in cibo. Davvero Egli è il pane vivo che nutre d'immortalità e di possibilità divine la nostra persona, in se stessa mortale e piena di limiti. Gesù, nel grande discorso di Cafarnao dirà: "Chi mangia la mia carne (...) ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno (...). Egli rimane in me e io in lui" (Gv. 6,54.56) L'esercizio spirituale di oggi può essere un ripetuto rientro al cuore per rendere grazie al Padre che, in Gesù, dandomi il Pane Eucaristico, mi nutre d'immortalità e dunque mi rende partecipe, in speranza, della sua Risurrezione. La voce di una donna testimone autorevole Guardare la realtà nella luce pasquale, cioè con sguardo eucaristico, è fondamentalmente un'ottica di vita, di speranza, di gratitudine, di convivialità. Madre Antonia Colombo |