Omelia (09-05-2000) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Commento Giovanni 6,35-40 Dalla Parola del giorno Gesù rispose: "Io sono il pane della vita. Chi viene a me non avrà più fame; chi crede in me non avrà più sete". Come vivere questa Parola? I giudei chiedono un segno per poter credere. Non sanno vedere quelli che continuamente Gesù viene operando. E sono nostalgici della manna, quel pane che gl'Israeliti trovavano per terra ogni mattina nel deserto e che, secondo gli esegeti, era secrezione di animali (come il miele) o di piante. Provvidenziale, certo, ma non vero "Pane del cielo"! Solo una prefigurazione del "vero Pane" che ci nutre della sua Vita. Gesù stesso lo afferma con questa parola che mi provoca con forza in ordine alle mie inquietudini più profonde: fame e sete d'infinito, di una pace che non sia continuamente turbata, di un amore che non si ottenebri, di una gioia possibile e matura nonostante le difficoltà e le pene della vita. Nell'ambiente socioculturale in cui viviamo, l'inquietudine è esasperata dal fatto che tutto è in ordine alla crescita del benessere materiale. Così il sistema diventa "fabbrica di bisogni" e dunque moltiplicarsi d'inquietudini a proposito di cose superficiali. Niente basta, niente soddisfa. Tutto è appetibile e dunque...dovuto. In qualsiasi ambiente, anche in modo inconsapevole, si respira questa realtà! Quanto è terapeutica dunque se bene intesa e vissuta questa parola di Gesù! Oggi mi esercito a sentirmela ripetere da Lui nel profondo del cuore. Appena avverto disgusto, voglia di ribellarmi a difficoltà e desideri nostalgici di cose sostanzialmente inutili e vane verbalizzo in preghiera così: "Vengo a Te, Signore. Tu sfamami col tuo amore infinito. Credo in Te. Tu dissetami con la tua pace". |