Omelia (30-04-2006) |
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Sono passate due settimane da Pasqua, fratelli e sorelle. Se Gesù risorto apparisse ora in mezzo a noi e ci dicesse "Pace a voi!" forse anche noi, come i discepoli, rimarremmo stupiti e spaventati... Già da due settimane nella nostra comunità cristiana risuona questo annuncio: il Signore è veramente risorto! E noi che cosa ne abbiamo fatto di questa notizia? Pasqua è passata, il lavoro e la scuola sono ricominciati a pieno ritmo; alcuni di noi, come ogni anno, nelle prossime domeniche saranno invitati a feste di Prime Comunioni, Cresime, Matrimoni... la vita è ripresa regolarmente e l'estate si avvicina... Possibile che l'annuncio che il Signore è risorto, la notizia inaudita che la morte è stata definitivamente sconfitta, che la nostra vita non finisce, che già qui, su questa terra, siamo dei risorti, possibile che questa notizia si sia già persa nella routine quotidiana? * Che cosa è cambiato nella nostra vita dal giorno di Pasqua? Vedete, il Vangelo di domenica scorsa ci narrava di un discepolo, prima incredulo e poi pieno di fede nella persona di Cristo, definito alla fine proprio da Tommaso "mio Signore e mio Dio"; il vangelo di oggi ci narra dei due discepoli di Emmaus (dal capitolo 24, l'ultimo capitolo del vangelo di Luca, se volete poi rileggere il brano a casa per intero), due discepoli – dicevo - che tornano sui loro passi, tornano da Emmaus a Gerusalemme e raccontano ai compagni di aver incontrato il Signore risuscitato dai morti e di averlo riconosciuto allo spezzare del pane. Ora, mentre raccontano, di nuovo Gesù in persona appare in mezzo a loro. Poiché sono stupiti e spaventati Gesù vivo mostra le mani e i piedi con i segni della crocifissione e poi si fa offrire del pesce arrostito. Ma non è tanto questo particolare del pesce mangiato da Gesù che deve destare la nostra attenzione, quanto le sue parole: Cristo ricorda ai discepoli che lui stesso in vita più volte aveva preannunciato la sua morte e la sua resurrezione e aggiunge che nel suo nome, cioè nel nome di Gesù, a tutte le genti verrà annunciato il Vangelo. * A tutte le genti: cioè non solo a noi, ma anche a chi oggi non c'è a questa celebrazione, a chi è battezzato ma non pratica o non crede più; a tutte le genti: cioè a chi è di un'altra religione, nazione, razza, lingua... a tutti – dice Gesù - devono essere annunciati la conversione e il perdono dei peccati. * Alla fine il Signore aggiunse: DI QUESTO VOI SIETE TESTIMONI. E i discepoli ricordarono bene questo mandato, questa missione che Gesù aveva loro dato e arrivarono dappertutto, annunciando l'amore di Dio per tutti, in Cristo Gesù morto e risorto per ciascun uomo. E non solo giunsero dappertutto, ma arrivarono anche a rimetterci la pelle, pur di rimanere fedeli alla missione affidata loro da Cristo Risorto. * E la nostra Pasqua? La nostra missione di testimoniare l'amore di Dio che fine ha fatto? L'annuncio pasquale ci ha reso testimoni di pace, dentro e fuori di noi? Testimoni coraggiosi dei diritti del più debole sul più forte, della superiorità della croce sulla superbia, dell'onestà sul raggiro, della verità sulla menzogna, del primato della vita sulla cultura della morte? * Dove è finita la nostra Pasqua? A volte, fratelli e sorelle, possiamo cedere alla tentazione di tranquillizzare la nostra coscienza facendo ogni tanto l'elemosina o partecipando a qualche iniziativa di beneficenza per genti lontane, cose anche giuste e sacrosante, ma che da sole non ci permettono di dirci cristiani, di dirci risorti con Cristo. * E lo specifica Gesù stesso dicendo ai suoi discepoli quando dà loro la missione di testimoni: "incominciando da Gerusalemme", cioè incominciando da dove vivete, dal padre, dalla madre, dal marito, dalla moglie, dai figli, dai parenti, dai vicini rompiscatole, dai colleghi o capi di lavoro, dagli inquilini del nostro palazzo, dal nostro quartiere... ma se spesso non li conosciamo nemmeno! * Solo allora sarà stata veramente Pasqua: se cominceremo a testimoniare con coraggio la verità e l'amore di Cristo e se sapremo essere cristiani veri dappertutto, cominciando da dove abitiamo e lavoriamo. Commento a cura di don Nello Crescenzi |