Omelia (30-04-2006) |
Comunità Missionaria Villaregia (giovani) |
Crediamo nella Risurrezione di Gesu' si' o no? Crediamo nella Risurrezione di Gesù si o no!? Crediamo che egli è il Vivente, il vincitore del peccato e della morte? Se sì, perché siamo spesso così codardi e rassegnati? Perché combattiamo spesso come se volessimo solo posticipare di un poco la sconfitta già segretamente accettata? Perché nel servizio di Cristo impegniamo tanto meschinamente solo pochi spiccioli, come se fosse cosa troppo insicura per noi rischiare per esso tutta la vita e tutte le energie, fino all'ultima goccia del nostro sangue? Cristo è risorto dai morti, si o no? Se non crediamo alla Risurrezione, se siamo incerti e dubitiamo della potenza del Risorto... a questi interrogativi, il Vangelo di oggi parla in modo specialissimo, dopo duemila anni anche a noi: Perché siete turbati? Perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Gesù è VIVO e Luca ce lo fa comprendere con il suo linguaggio scientifico, di medico: * Gesù in persona apparve in mezzo a loro * Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! * Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho. * Mostrò loro le mani e i piedi (è Lui il Crocifisso) * mangiò davanti a loro; * disse: "Pace a voi". Per mostrarci che egli è veramente il Risorto, il Vivente, Gesù si lascia toccare, non è un fantasma: parla, ha carne e ossa, mangia... La Resurrezione non è un fatto accaduto 2000 anni fa, ma oggi il Risorto si mostra a ciascuno. Perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Perché ci preoccupiamo come se solo tutto dipendesse da noi e dalle nostre forze? Perché continuiamo a vivere come i discepoli tra il Venerdì santo e la Pasqua: "... Noi speravamo che...." Quel che speriamo si è già verificato, Gesù è risorto e ha vinto tutte le debolezze dell'umanità. Perché attendiamo ancora tremanti l'esito della lotta, quando in realtà se avessimo gli occhi della fede nel Risorto, vedremo compiersi la gloria? Perché continuiamo a lamentarci e il nostro lamento ci dimostra che abbiamo più fiducia nelle nostre oscurità che nella luce del Risorto? Perché continuiamo a piangere davanti alla morte dal momento che Gesù è Risorto e ha vinto la morte? Perché viviamo come se non avessimo la fede Pasquale? Se siamo battezzati la sua grazia è in noi. Nel battesimo siamo morti e risorti con lui, nei sacramenti testimoniamo questa morte e risurrezione. Quattro anni fa, mio marito ed io, abbiamo perso tragicamente il nostro unico figlio di trent'anni. Un giorno Simone, inspiegabilmente, si è tolto la vita. La sua scomparsa è stata improvvisa e, soprattutto, inaccettabile. Siamo stati colti da sorpresa, smarrimento, crollo delle certezze, terribili sensi di colpa. Una martellante domanda continuava a roderci dentro: "Perché? Perché proprio lui? Ma Dio, dove sei?". Mentre era forte la tentazione di chiudersi, disperare e perdere la fede, un'amica mi ha fatto conoscere la Comunità Missionaria di Villaregia, dove mi sono sentita accolta e sostenuta con affetto. Con tanto rispetto e delicatezza; i missionari mi hanno permesso di incontrare un altro volto del dolore, quello in cui risplende la luce del Risorto. Quella sofferenza, che sembrava insopportabile per il mio cuore di madre, ha cominciato a trasformarsi, ad assumere un nome e un senso. Progressivamente avvertivo che quel Dio, un tempo lontano e indifferente, si faceva vicino e partecipe del mio dramma. Lì dove prima vedevo solo la tragica scomparsa di un figlio, ho cominciato a scorgere la presenza di quel Crocifisso Risorto, Colui che ci ha liberati dalla morte. Un po' alla volta ho ritrovato un senso alla vita ed ho sentito il bisogno di incontrare, ogni giorno, Gesù vivo. Quotidianamente, ho scelto di partecipare alla S. Messa come offerta d'amore della mia croce e come prezioso suffragio per l'anima di Simone. Da quando ho lasciato entrare Gesù in questo dolore, la croce che prima era pesante e mi schiacciava, è diventata pian piano un giogo soave, soprattutto, nella misura in cui ho imparato ad offrirla. Qualche volta mi è più difficile sostenerne il peso, ma credere e sperare nella Risurrezione mi dà la forza e la pace per andare avanti. Sono grata al Signore perché questo dolore non ha fatto di me una madre disperata, ma mi ha permesso di prendere coscienza della Sua misericordia e di vivere tenendo lo sguardo sempre rivolto a Lui. Ad aiutarmi in questo cammino di rappacificazione ha contribuito sicuramente anche il mio incontro con i fratelli poveri del mondo. Lo scorso anno ho vissuto qualche mese nella comunità di Campo Limpo (Brasile) e recentemente ho trascorso un mese a Lima. L'incontro con questi fratelli ha rafforzato la mia fede nel Dio della vita. Conoscendo le loro situazioni disperate, mi sono resa conto che soffrivano molto più di me. Accanto a loro ho cominciato a pensare meno al mio dolore e molto più alla sofferenza degli altri. Ho cercato di amare ogni persona che incontravo con lo stesso amore con cui ho amato mio figlio ed ho scoperto che questo amore, salendo al cielo, dava ristoro all'anima di Simone. Ogni giorno, vivo con questa consapevolezza che mi riempie di forza e coraggio nell'affrontare la vita. La morte di Simone, per quanto assurda e dolorosa, è stata la strada attraverso la quale ho incontrato più intimamente il Padre ed i fratelli. Oggi mi pare di avere compreso con la mia esistenza che dalla croce nasce la vita e che essa è sempre una situazione provvisoria perché Gesù dopo la morte è risorto! La fede nella risurrezione mi permette di credere che Simone è vivo, anche se non lo vedo e non lo tocco e continua a sostenere, con il suo amore di figlio, me e mio marito. Iride Anche quando tutto, come nella Croce, sembra dire il contrario, possiamo affermare che Lui è Risuscitato e se non credessimo in questo, Paolo direbbe: "Vana è la vostra fede". Il Vangelo di oggi termina con un impegno: "Di questo voi siete testimoni". Era una consegna difficile che Gesù dava ai suoi. Essi vivevano ancora nascosti in seguito alla sua morte, timorosi di essere riconosciuti dalle autorità come discepoli del Nazareno; ed ora ecco che Gesù chiede loro di uscire all'aperto per pro-clamare che egli è risuscitato dai morti il terzo giorno e per predicare nel suo nome a tutte le genti la conversione e il perdono, cominciando proprio da Gerusalemme! Dio lo risuscitò e noi ne siamo testimoni: è il riassunto della predicazione dei discepoli (cf. Atti, 2, 32; 3, 15; 10, 4Oss.). Abbiamo visto e rendiamo testimonianza, esclama Giovanni (cf. i Gv. 1, 2). Questa testimonianza li portò tutti, uno dopo l'altro, al martirio; ma intanto, in pochi decenni, aveva compiuto quella cosa che era parsa impossibile agli uomini e cioè predicare il Vangelo a tutto il mondo, facendo discepole tutte le genti. "Ogni laico deve essere davanti al mondo un testimone della risurrezione e della vita del Signore Gesù e un segno del Dio vivo" (LG 38). Non si può testimoniare onestamente ciò che si conosce solo per sentito dire; il testimone non è credibile se non quando parla di cose che ha visto o udito, in altre parole, di ciò che ha vissuto. Io posso testimoniare che Cristo è risorto ed è vivente, solo se egli è risorto in me ed è vivente dentro di me. Quando sperimento la sua presenza e la sua consolazione, quando mi dà la forza di aprirmi agli altri, di perdonare e di essere nella gioia, allora capisco che egli è davvero risorto e sono in grado di testimoniarlo agli altri. Tutto il resto, per quanto rivestito di cultura storica e di eloquenza, non convince; è come il sole pallido d'inverno che illumina, ma non riscalda. Anche san Paolo, dopo aver esaminato tutte le apparizioni del Risorto, agli apostoli, alle donne, ai fratelli, aggiunge la sua esperienza personale come quella che convalida tutte le altre: E apparso anche a me (1 Cor. 15, 8). Ad ogni incertezza, a ciascun dubbio, alle difficoltà di comprendere la verità risponde, in qualche modo, lo stesso Vangelo di oggi: "Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro... Allora apri la loro mente all'intelligenza delle Scritture". Gesù non ci lascerà soli a parlare di lui; si farà presente con il suo Spirito e ci aprirà la mente perché comprendiamo le Scritture. Le circostanze della vita in cui ci troviamo a dover applicare la parola di Gesù saranno esse stesse un maestro più efficace che i libri e i banchi di scuola, perché la parola illumina la vita e si lascia illuminare dalla vita. Buona Pasqua! |