Omelia (07-05-2006) |
padre Paul Devreux |
Gesù dice: "Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore." Domanda: "Ma io, ho bisogno di un pastore?" E' importante rifletterci. Io mi rendo conto che sono il frutto di un condizionamento molto più di quanto penso o vorrei. La conseguenza di ciò è che il mio pensare, pregare e agire è conseguenza di ciò che ho ricevuto consciamente e inconsciamente dal mondo in cui vivo, dalle persone che frequento e dal Dio che conosco e ascolto. Se faccio fatica a vedere e accettare questa realtà, per convincermi basta che cerco di vedere se nella mia vita sono riuscito a elaborare un'idea o un pensiero nuovo. Magari! Renderebbe la mia vita preziosa per il mondo. Quindi se veramente sono il frutto di un condizionamento, tutto ciò che riesce a condizionarmi corrisponde ai miei "pastori", che io lo voglia o no. Questo mi fa capire che di fatto ho dei pastori, e non ammetterlo equivale a non sapere a chi sono sottomesso e quindi a vivere come un burattino cieco, in balia di non so chi. Signore pietà! Aprimi gli occhi. Per esempio, quanto tempo ascolto la televisione ogni giorno? La radio, il giornale? Quanto condiziona il mio pensiero e le mie scelte? Queste cose mi vengono ripetute in continuazione, ma quanto sono cosciente che è vero? Il tempo che dedico alla preghiera e all'ascolto della Parola, condiziona positivamente il mio pensiero e le mie scelte? Tutto è proporzionato al tempo che do ai vari pastori che ascolto. Riconoscerli è già tanto, perché "uomo avvertito, mezzo salvato". Ma io mi domando ancora: "Dov'è la mia libertà?" Forse la mia libertà sta nel poter scegliere il pastore e quindi il condizionamento che preferisco e che mi lascia più libero. Gesù dice: "Io sono il Buon pastore", e la prova sta nella sua libertà e disponibilità a dare la sua vita per me e a riprendersela per poter ricominciare. Questo significa che è uno che dà, e non chiede niente in cambio. Trovatemi un pastore migliore di questo e cambio subito. |