Omelia (08-05-2006) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Dalla Parola del giorno . Quello che Dio ha purificato, tu non considerarlo profano. Come vivere questa Parola? La tentazioni di farci paladini di una integrità morale che finiamo col rivendicare solo per noi stessi e per una determinata categoria di persone, non è sconosciuta neppure ai nostri giorni. È facile e comodo demonizzare l'operato altrui catalogando gli uomini in buoni e cattivi, dimenticando che Dio ha mandato suo Figlio mentre eravamo peccatori e non per condannare ma perché tutti gli uomini siano salvi. È quel fariseismo latente che, dietro l'affermazione più o meno convinta di "essere peccatori", nasconde l'inconfessata certezza di essere a posto e quindi di poter giudicare impunemente gli altri. Anzi, siamo capaci anche di "scandalizzarci" se Dio si mostra buono e misericordioso con chi destineremmo tranquillamente all'inferno. Pasqua ci ricorda che il mondo, tutto il mondo, è stato irrorato dal sangue di Cristo e quindi non c'è più nulla di "profano", non c'è più nessuno a cui sia preclusa la via della salvezza. "I pubblicani e le prostitute vi passeranno avanti" ha detto Gesù. E non era certo un modo di dire. Non chi si sente "a posto" con la legge di Dio, ma chi umilmente riconosce di non esserlo e si dispone ad accogliere con gratitudine il dono, comunque immeritato, della sua grazia è accetto a Dio. La via della santità non conosce la seria ostentazione di azioni "meritorie" che rende in qualche modo "creditori" nei riguardi di Dio, ma il gioioso stupore di chi, mentre scopre Dio chino a lavare i suoi piedi, non se ne ritrae sdegnoso. La polvere che scopro sui piedi del fratello viene rimossa con lo stesso amore da quel Dio che tenta di cancellare le incrostazioni di fango che appesantiscono i miei. Oggi, nella mia pausa contemplativa, cercherò di rintracciare eventuali venature di fariseismo che possono annidarsi negli angoli più nascosti del mio cuore. È di questo, prima che di ogni altro peccato, che chiederò perdono e aiuto per esserne liberato. Quante volte mi rivolgo a te, Signore, chiamandoti "Padre", anzi "Padre nostro". E poi mi trovo ad escludere qualcuno da questa figliolanza, quasi che per te ci fossero "figli" e "figliastri". Perdona questa mia durezza di cuore e aprimi a quella fratellanza universale che Gesù è venuto a instaurare con la sua morte-resurrezione. La voce di un Padre della Chiesa Ogni essere spirituale è, per natura, un tempio di Dio, creato per accogliere in sé la gloria di Dio. Origene |