Omelia (10-05-2006)
mons. Vincenzo Paglia


Il Signore è la luce venuta nel mondo. Ma la luce non serve solo per smascherare ciò che non va, come un fascio livido e impietoso che mette a nudo peccati e mancanze. Piuttosto è luce che riscalda, che indica un cammino, che fa vedere e incontrare gli altri "perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo" dice il Signore. Allo stesso modo, il Signore è parola, ma non per giudicare e schiacciare gli uomini e le donne sulla loro miseria umana, anzi, è espressione della bontà di Dio che vuole recuperare e salvare tutti, non disprezza il lucignolo che fuma né la canna incrinata che rischia da un momento all'altro di spezzarsi. La vera condanna infatti non viene dalla Parola di Dio, ma dal non credere che essa possa divenire vita, possa generare azioni, sentimenti, modi di essere e di fare nuovi. E' una constatazione, non una minaccia: se non accogliamo e rendiamo vita la Parola di Dio, come potrà egli guidarci, sanarci, renderci felici? Saremmo irrevocabilmente condannati ad ascoltare solo noi stessi, condannati alla schiavitù dell'egocentrismo.