Omelia (28-05-2006) |
Suor Giuseppina Pisano o.p. |
Commento a Mc 16,15-20 "...il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio." Con una sola frase, Marco, racconta, l'evento dell'ascensione del Signore al cielo; un evento che fa parte dell' intero Mistero pasquale, la cui rivelazione sarà completa con l'effusione dello Spirito Santo, cinquanta giorni dopo la Resurrezione. Il Mistero si dispiega nel tempo, per noi uomini, che, solo lentamente e attraverso immagini o simboli, riusciamo a comprenderlo, penetrarlo e viverne consapevolmente la Grazia. La Scrittura sacra, nell'Antico Testamento, parla di altri personaggi, assunti in cielo, ad un certo momento della loro vita; è il caso del patriarca Enoc, che "...camminava con Dio e non fu più, perché fu assunto in cielo.." ( Gn.5,24 ) e del profeta Elia, il quale "mentre camminava, conversando col suo discepolo Eliseo,...fu assunto nel turbine in cielo...", su di un carro di fuoco, apparso, all'improvviso, tra loro. (2Re 2,11). Due racconti che stanno ad indicare il destino che attende il credente, l'uomo fedele e giusto, il quale vivrà per sempre la comunione e la familiarità con Dio; e, allo stesso tempo, preannunciano il Mistero del Figlio di Dio, incarnato, morto e risorto per la salvezza di tutti. E' quel che canta anche il salmo 16: "Non abbandonerai la mia vita nel sepolcro, né lascerai che il tuo santo veda la corruzione...". Nel lungo discorso di congedo, quel discorso che ci ha accompagnato in queste ultime domeniche, Gesù, parlando ai suoi, ormai senza più immagini o metafore, afferma: "Il Padre vi ama, perché voi mi avete amato, e avete creduto che sono uscito da Dio. Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo. Ora lascio il mondo e torno al Padre..." (Gv.16,28) Ecco l'evento grande dell'ascensione di Cristo, che, Luca negli Atti descrive, attraverso immagini, come un elevarsi in alto sotto gli occhi dei discepoli, mentre una nube lo sottrae ai loro sguardi, è il ritorno del Figlio di Dio, Gesù Cristo, al Padre. Lui che, come Paolo scrive "spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo, facendosi simile agli uomini " (Fil 2,6 ) ora, con il suo corpo glorioso, ritorna al Padre, nella pienezza della sua divinità, o come il passo del Vangelo recita: "sedette alla destra di Dio". Il Figlio Redentore ha compiuto la sua missione; ora si sottrae allo sguardo degli uomini, ma non per separarsi da loro; anche se la sua presenza fisica non è più percepibile, egli, tuttavia, si rende visibile e presente, attraverso la Chiesa, suo mistico corpo: quella vite che produce dei tralci fecondi e ricchi di frutti, che crescono e si moltiplicano, lungo tutto il corso della Storia. La missione di salvezza, che fu del Figlio, ora è affidata agli Undici e, attraverso loro, a quanti, nella Chiesa, saranno consacrati come guide e "pastori" del nuovo popolo dell' Alleanza: «Andate in tutto il mondo e predicate Il vangelo ad ogni creatura.Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato». L'Ascensione di Cristo al Padre è un evento di grande gioia, e apre un' orizzonte infinito di speranza, non solo per il singolo credente, che nel suo Signore glorioso contempla la propria gloria futura, poiché, come Paolo insegna, Colui che, in Cristo ci ha risuscitati, "ci ha fatto sedere nei cieli" in Lui.( Ef.2,6), ma, anche per l'umanità intera, in attesa di conoscere e accogliere il Salvatore. L'Ascensione è la festa della gioia universale, già rivelata e profetizzata nei tempi antichi, nel canto del Salmista: " Ascende Dio tra le acclamazioni, il Signore al suono di tromba cantate inni a Dio, cantate inni al nostro re, cantate inni Dio è re di tutta la terra, cantate inni con arte. Dio regna sui popoli..." (sl 46 ) Il Mistero del Figlio che torna al Padre, ci rivela la sovranità di Dio, che si è manifestata in Cristo, come sovranità d'amore, perché dono di salvezza e di comunione, come abbiamo contemplato nelle passate domeniche, ripercorrendo quello struggente discorso di addio, nel quale Cristo ci esortava a rimanere nel suo amore, a fare dell'amore del Padre la nostra "dimora ". E' un dono gratuito, che non esclude, tuttavia, la libera adesione di ogni uomo; anzi la postula: "Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato." Sta dunque a noi, decidere di accogliere e riconoscere liberamente, Cristo, Figlio di Dio, come nostro unico redentore, maestro e Signore, oppure rifiutarlo. E' una scelta, veramente grande, direi drammatica, perché è quella che decide del nostro destino ultimo, tuttavia, in essa, non siamo soli. Sempre nel lungo discorso di addio, Gesù, promette di non lasciare "orfani" i suoi; essi avranno il conforto, e il sostegno dello Spirito: "..io vi dico la verità, è meglio, per voi, che io parta, perché, se non parto, il Paraclito non verrà a voi. Se, invece, mene vado, ve lo manderò...quando Lui verrà vi guiderà alla verità tutta intera.." (Gv.16,7-13). Sotto la guida dello Spirito, alla sua luce, ogni uomo può riconoscere in Gesù di Nazareth, il Figlio di Dio; e, guidata da quella stessa luce, la giovane Chiesa, il piccolo gregge, fortificato nella fede, intraprende la missione affidata dal Maestro, e la porterà avanti, nei secoli. Essa, come Marco scrive, è accompagnata da "segni", che valgono a, garantire la verità, l'autenticità della predicazione, e render più sicura fede: "...questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno In mano i serpenti e se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno». Sono, ovviamente immagini, che stanno ad indicare che, il male è, ormai, sconfitto alle radici, che di fronte all'inevitabile tentazione,Cristo soccorre, intercedendo presso il Padre suo e Padre nostro, e, infine, nelle malattie, nella povertà e nel dolore, sempre, ci sarà la sollecitudine e il conforto, da parte di quanti, nella Chiesa, formano una sola famiglia, nel nome di Gesù. "Allora essi partirono, conclude il testo, e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l'accompagnavano." E' la missione, il cammino, che la Chiesa, ancor oggi, compie; una missione sostanziata d'amore, nei gesti concreti di carità, come nella predicazione, nell'insegnamento e nella preghiera, che attirano gli uomini alla comunione col Risorto. Il Maestro aveva promesso: "Io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo." ( Mt 8,30 ), e la comunità dei credenti, ancor oggi, ne dà testimonianza a chiunque Lo cerchi con cuore sincero, per ricevere da Lui la salvezza. Sr. Mariarita Pisano o.p. Monastero domenicano SS.mo Rosario mrita.pisano@virgilio.it |