Omelia (20-05-2006)
mons. Vincenzo Paglia


L'Evangelista Giovanni contrappone l'amore che lega i discepoli al Signore e fra di loro all' "odio" che il mondo prova per essi. Vuol dire che c'è una inconciliabilità profonda, radicale fra la benevolenza gratuita che caratterizza il vero discepolo di Gesù e la logica mondana che cerca sempre il profitto, o, per lo meno, il contraccambio in ogni situazione. Questo non vuol dire che bisogna sentirsi estranei alla realtà che ci circonda o aspirare a separarsi completamente da essa. Di questo mondo continuiamo ad essere cittadini, ma, come dice un antico documento cristiano, la Lettera a Diogneto, allo stesso tempo stranieri alla sua mentalità, inseriti in esso, ma come pellegrini che puntano alla meta di una realtà diversa, migliore. Mettere scrupolosamente a confronto se stessi, le proprie abitudini, i modi di fare consueti e abituali con gli insegnamenti del Signore è allora l'unico modo per capire di chi siamo figli: suoi o della "normale" mentalità mondana? Allora sì che sapremo essere segno di contraddizione per il mondo, ma non a nome proprio, ovvero di una propria presunta originalità, ma a nome del Signore e del Padre che lo ha mandato a parlare e operare fra di noi.