Omelia (26-05-2006) |
mons. Vincenzo Paglia |
L'amicizia con il Signore è come un parto, cioè è frutto di una gestazione lunga e faticosa. Non è l'improvvisazione di qualcuno che si crede geniale o particolarmente capace. Infatti come nella gravidanza la donna partecipa personalmente al crescere di una nuova vita accolta nel suo seno, ma nello stesso tempo lo sviluppo del bambino non è frutto della sua abilità o di qualche dote, così la Parola di Dio se accolta nel proprio cuore cresce e si sviluppa, genera una vita nuova non perché siamo particolarmente meritevoli o migliori, ma perché agisce con potenza in chi la conserva, pur fra mille difficoltà. Non bisogna allora lasciarsi abbattere dalla difficoltà con cui a volte fatichiamo ad accogliere la Parola, a non farla sfuggire lontano da noi come qualcosa di scontato o di inutile. Questo lavoro paziente ci donerà un'interiorità più profonda, cioè la capacità di gustare la dolcezza di ogni Parola che ci viene dal Vangelo. È questo un dono che nessuno ci può negare o togliere, perché frutto della fedeltà dell'ascolto che ciascuno può vivere, se lo vuole. |