Omelia (31-05-2006)
mons. Vincenzo Paglia


Il Signore prega per i suoi discepoli. Pur nell'imminenza del tradimento e della passione non piange su se stesso, ma si commuove per le prove cui vanno incontro i suoi amici più intimi che lo hanno seguito fino a Gerusalemme. Teme per loro, perché sa che le asprezze della vita mettono continuamente in discussione il Vangelo, cercando di farlo apparire come qualcosa di inutile o impossibile da vivere. Sa che la tentazione di camminare per conto proprio rende deboli quegli uomini appena la violenza omicida lo separerà da loro. Gesù già prevede la loro paura e la dispersione dei discepoli subito dopo la sua cattura. Eppure non vince la delusione né la disperazione. Sa che l'ultima parola non è del maligno che cerca in tutti i modi di dimostrare la sua forza su quella dell'amore. Il Signore è certo che la vittoria definitiva sta nel consacrare la propria vita per loro, cioè nel rifiutare la logica del vivere per salvare se stessi, come gli grideranno in tanti sulla croce, per offrirla per gli altri.