Omelia (21-05-2006) |
Paolo Curtaz |
Dimorare nell’amore Il tempo pasquale e la nostra conversione alla gioia ci portano oggi al cuore del messaggio cristiano, a ciò che ha permesso che la buona notizia perforasse i secoli fino a giungere credibile ed intatta ai nostri giorni, a ciò che davvero può essere considerato l'assoluto del vangelo: Dio è amore e non può che amare. Malgrado le fatiche, le salite, le incoerenze del nostro essere discepoli, se ancora oggi milioni di uomini e donne approdano al Vangelo è proprio perché essi fanno, attraverso lo sguardo di un cristiano (come Barnaba per Saulo), esperienza di amore. Dicevamo É solo perché facciamo l'esperienza di essere amati da Dio che finiamo col dirigere il nostro cuore sulle sue strade. Ma l'amore è un concetto astratto, una parola un po' abusata di questi tempi; l'amore normalmente viene usato nel riferimento alla relazione di coppia, al desiderio, all'attrazione, sentiamo spesso usare questa parola, dal talk-show di turno alla ennesima soap opera o alla commedia natalizia che permette di sognare amori impossibili e favole moderne. La realtà, spesse volte, è meno poetica: si fatica ad amare, ci sono coppie in difficoltà, persone che rinunciano ad amare, rapporti tra genitori e figli appesantiti da possessioni ed egoismi, persone che, pur desiderando amare, si ritrovano sole; ogni giorno leggiamo sui giornali di amori finiti nella violenza e nella follia. Mai come in questo tempo l'uomo manifestata in mille modi il desiderio di essere amato, eppure mai, come in questo tempo, questo desiderio è svilito, castrato, tarpato. L'amore si vende, si esalta, si smercia, si enfatizza, ma il sentimento, che nel nostro cuore viene trattato come un'emozione da gestire a proprio uso e consumo, rischia di lasciare l'amaro in bocca. Quante coppie sperimentano il fallimento del loro rapporto, scontrandosi con le concrete esigenze del quotidiano! Non è forse diventato il mito della modernità, l'amore? In un tempo di insicurezze e di crollo degli ideali, ci si rifugia in un sogno di tenerezza che viene talmente caricato di attese da diventare irrealizzabile... Mistero della contraddizione umana! Sentiamo che siamo fatti per qualcosa di straordinariamente grande e bello (l'amore, appunto), eppure questo desiderio non riusciamo a realizzarlo in pienezza. Anche Dio la pensa così Dio ha qualcosa da dire su tutto questo. Egli è l'unico a poterne parlare con cognizione di causa, visto che l'ha inventato. Perché allora rivolgerci alle cisterne screpolate dei venditori di sogni invece che accostarci alla sorgente che zampilla fredda acqua dissetante? Dio, oggi, il nostro Dio, ci racconta che è vero, l'amore è l'esperienza più importante della vita dell'uomo. Nasciamo e viviamo per imparare ad amare, il nostro essere profondo può essere colmato solo dall'amore. Dimorare nel cuore di qualcuno, essere apprezzato e stimato per quello che si è in profondità, non per quello che si appare o si costruisce, essere prezioso nella memoria di qualcuno, essere avvolto da una tenerezza che fa dimenticare il dolore, questo e solo questo è il pieno destino dell'uomo. Viviamo la nostra vita elemosinando amore, viviamo la nostra vita nella segreta speranza di vedere il nostro cuore colmato di gioia. Tenetevi forte: Dio la pensa allo stesso modo, Gesù è venuto perché (lo dice lui!) la nostra gioia sia piena (non a pezzettini) e per farlo dona la sua vita (e scusate se è poco). C'è un unico problema: trovarci. Lasciamoci amare! Spesso il circuito d'amore viene interrotto dalle nostre lentezze e chiusure, dalla nostra fatica e dal nostro peccato. Se capissimo che Dio ci chiede soltanto di lasciarci amare, di lasciarci raggiungere dalla sua misericordia! Ed è ovvio che l'amore cambia, mi cambia. Già lo fa l'amore di una persona, figuriamoci l'amore di Dio! Un amore senza condizioni, gratis. Dio non ci ama perché siamo amabili ma – amandoci – ci rende amabili e capaci di superare la parte oscura che abita nel profondo di ciascuno di noi. Giovanni nella sua prima lettera ci chiama ad essere testimoni dell'amore. Con i fatti. Amare l'altro (chiunque esso sia) significa mettere lui al centro della mia attenzione, significa lasciare che la sua vita, i suoi interessi, il suo modo di essere sia accolto e valorizzato. Ascoltando questa Parola il mondo potrebbe essere qui e ora un pezzo di Regno in cui, nella concretezza del nostro limite e del perdono da dare e ricevere, una persona potrebbe sinceramente stare a proprio agio. Essere cristiani significa guardare l'altro (chiunque esso sia) negli occhi e dirgli: "Ti voglio bene". Magari non sono d'accordo su come la pensi, su cosa fai, ma ti voglio bene, desidero il tuo bene, ti aiuto a raggiungere il bene. E il sentirsi amati, credetemi, sposta il mondo. Zucconi La fatica dell'uscire dal proprio modo di vedere, che è poi la prima cosa concreta da fare per amare, l'ha conosciuta bene la prima comunità cristiana, tutta chiusa in una visione ristretta della fede e della salvezza e che, spinta a forza dallo Spirito Santo, ha dovuto capire che il Signore voleva allargare il suo disegno di salvezza ad ogni uomo. O la nostra comunità, nella coscienza dei propri limiti, si lascia avvincere dall'amore di Dio per diventare testimone credibile di questo amore, o la nostra fede diventa inutile osservanza. Se il nostro cuore non brucerà d'amore, il mondo morirà di freddo. Ultima conferenza prima dell'estate a Roma, Chiesa sant'Anna in Vaticano, martedì 6 giugno alle 21: "Sui passi del Risorto. Pagine evangeliche delle apparizioni del Risorto" (accesso dalla sinistra di Piazza del Vaticano, superato il portone delle guardie svizzere che non vi arrestano, dopo la Farmacia). Poi vacanza fino in autunno: dal 24 al 26 ottobre Città della Pieve (PG), convento delle Clarisse, ritiro su "Abramo Padre della fede", aperto a tutti. Qualcuno chiede come aiutarmi: modo semplice (se volete): destinate il 5x1000 all'oratorio delle mie parrocchie scrivendo il CF: 91044650074 |