Omelia (21-05-2006) |
don Bruno Maggioni |
Chiamati ad amare gratuitamente Il comando dell'amore – che apre (v. 12) e chiude il passo evangelico di questa domenica (v. 17) – trova in Gesù il modello, la ragione e la misura: "Come I io ho amato voi". È un amore vicendevole: "amatevi reciprocamente". Ed è un amore che esce dal chiuso della comunità e si dilata, missionario, fecondo: spinge a una partenza "perché andiate e portiate frutto". Si osservi poi l'antitesi servo/amico, che struttura l'intero passo. L'amore di Gesù, modello dell'amore fraterno, è un amore di amicizia, dunque un rapporto confidente fra persone, un dialogo. Tre sono le caratteristiche di questo rapporto amicale: l'estrema dedizione ("nessun amore è più grande di chi dà la vita per i suoi amici"); la confidente familiarità ("vi ho confidato tutto ciò che ho ascoltato dal Padre mio"); la scelta gratuita, la predilezione ("non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi"). Un secondo pensiero importante lo possiamo scorgere se leggiamo il nostro passo unendolo al Vangelo di domenica scorsa, nel quale si parlava di rimanere in Cristo come il tralcio nella vite. Leggendo insieme i due passi, si comprende che il rimanere in Gesù si realizza praticamente là dove si rimane nella sua Parola e nel suo amore, dove si osservano i suoi comandamenti. E il suo comandamento è appunto che ci si ami gli uni gli altri (v. 12). L'imperativo "rimanete in me" si risolve nell'imperativo "amatevi reciprocamente". E ancora una riflessione. Gesù insiste sulla reciprocità dell'amore, ma al tempo stesso al sconvolge, perché a modello e fondamento dell'amore reciproco pone il "come io ho amato voi", cioè la Croce, dunque la gratuità. La reciprocità cristiana nasce dalla gratuità. L'amore cristiano è asimmetrico: il dare e il ricevere non sono sullo stesso piano. La reciprocità evangelica non è il semplice scambio. La nota che la caratterizza è la gratuità che è la verità dell'amore di Dio, ed al tempo stesso la verità del nostro amore. Certo l'amore – quello di Dio come quello dell'uomo – tende alla reciprocità: la costruisce. Ma la reciprocità non è la sua radice né la sua misura. Se ami solo nella misura in cui sei ricambiato, il tuo non è vero amore. E se sei amato solo nella misura in cui dai, non ti senti veramente amato. Soltanto chi comprende questa gratuità nativa, originaria, dell'amore, è in condizione di comprendere Dio e se stesso. L'uomo è fatto per donarsi gratuitamente, totalmente: qui, nel farsi gratuità, trova la verità di se stesso, qui tocca il suo essere "immagine di Dio". |