Omelia (11-06-2004) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Dalla Parola del giorno Dopo il fuoco ci fu il mormorio di un vento leggero. Come l'udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all'ingresso della caverna. Come vivere questa parola? Elia è stanco, scoraggiato. Prende atto del proprio fallimento come profeta del Signore, e non desidera altro che morire. E in questo abisso di sconforto lo raggiunge la mano di Dio. Prima il gesto, più materno che paterno, di sollecitarlo a nutrirsi per riprendere il cammino. Poi l'invito ad uscire alla sua presenza. Elia è infatti rintanato in una caverna. Sì, ha ripreso il cammino, in obbedienza alla voce del Signore, ma, schiacciato dalle sue disavventure, cerca rifugio in un cupo ripiegamento su se stesso. L'ombra della caverna lo avvolge, intrattenendolo nell'amarezza della sua sconfitta. Lo sconvolgimento interiore si riflette nell'impeto del vento che sembra voler tutto sconquassare. La terra trema sotto i suoi piedi, le sue sicurezze vacillano: è la violenza del terremoto che apre voragini paurose. E infine il fuoco che tutto incenerisce. Sono le ore più tremende della vita. Quelle da cui si resta totalmente distrutti o si emerge rinnovati. Chi non le ha conosciute? E là, nella caverna in cui si resta ostinatamente chiusi, nella vana ricerca di una sicurezza che non ci è più data, perché non può venire da noi né ora né prima né mai, si fa l'esperienza della propria nullità. E Dio, quel Dio in cui eravamo sicuri di credere, si è fatto lontano, dov'è? Quel vento impetuoso, quel terremoto, quel fuoco no, non sono lui. Ed ecco, quando tutte le nostre sicurezze sono crollate quando non si ha proprio più nulla a cui afferrarsi, il mormorio di un vento leggero. Una brezza che ti accarezza e in cui scopri con stupore il vero volto di quel Dio che credevi di conoscere. No, non ti ha risparmiato la prova, ti ha fatto assaporare tutta l'amarezza del suo silenzio, perché la tua fede si purificasse e finalmente potessi approdare a Lui e non all'immagine che ti eri fatta di lui. Oggi, nella mia pausa contemplativa, passerò il tempo a benedire quel Dio imprevedibile ma sempre misteriosamente presente, quel Dio che ogni volta che ti sembra di averlo capito sconvolge le tue sicurezze per introdurti in una conoscenza ancora più profonda. Dio. Mistero insondabile. Di te so soltanto che sei Amore. E credo in questo Amore. Mi abbandono senza pretendere di capire. Lascio che la tua brezza mi sfiori e asciughi le lacrime, le faccia fiorire in gioia. La gioia di chi si scopre comunque e sempre infinitamente amato. La voce di una mistica dottore della Chiesa Felice l'anima che ha ottenuto la pace del suo Dio! Ella domina i pericoli e le sofferenze del mondo, e nulla l'impaurisce dove si tratta di servire un sì buono Sposo e Signore. S.Teresa di Gesù |