Omelia (17-06-2004) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Dalla Parola del giorno Pregando poi, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate.Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli... Come vivere questa parola? Scorrendo il Vangelo, cogliamo dalle labbra di Gesù, per ben 170 volte, la parola "Padre". E' così che Lui parla di Dio e con Dio. "Il Padre mio" – era solito dire. E rivolgendosi ai discepoli: "il Padre vostro". Di più: chiama Dio "Abbà", che in lingua aramaica vuol dire: "papà", la prima parola che il bimbo impara a pronunciare e con la quale affettuosamente si rivolge al padre per tutta la vita. Sì, perché tra Lui e Dio non ci sono distanze né protocolli da osservare: Lui è il Figlio, l'Amato. E noi? Ecco il punto! A noi è dato per dono di condividere tutto di Lui: siamo figli nel Figlio. Scrive il Card. Martini: "Questo è l'orizzonte esclusivo di Gesù, ma questo suo orizzonte Gesù ce lo comunica, lo mette nel nostro cuore". Ecco perché, pregando, osiamo dire: "Padre nostro". Attenti, però: Gesù usa quest'espressione solo rivolgendosi a chi lo segue veramente, mai con gli estranei né con chi lo rifiuta. Non si può infatti chiamare Dio "papà" e poi trascinarsi distrattamente, con superficialità, su percorsi di fede inautentica e perennemente bambina. Questa è ipocrisia o per lo meno un procedere claudicante che prima o poi finisce per farci deragliare su vie di male, rendendoci insofferenti e amari. Ripetere al cuore "Abbà, Padre" sia dunque, oggi più che mai, in preghiera, amore accolto ma anche amore donato. E nel mio rientro al cuore chiederò luce di Spirito Santo perché possa lasciarmi avvolgere dall'Amore divino, a cui mi concederò con generosità e fiducia, nello slancio di una fede limpida. Donami, Signore, di accogliere la tua paternità come abbraccio benedicente che vivifica le profondità del cuore e orienta all'impegno tutta la mia esistenza modellandola sulla Parola del Vangelo. La voce di un Padre dei primi secoli Confessiamo che il Dio e Signore dell'universo è nostro Padre. Confessiamo dunque che una preghiera del genere proclama che noi siamo chiamati dalla condizione di schiavi a quella di figli adottivi...Raggiunta questa dignità, noi saremo tutti ardenti di quella tenerezza che è nel più profondo del cuore di ogni figlio. Giovanni Cassiano |