Omelia (19-06-2004) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Dalla Parola del giorno Al vederlo Maria e Giuseppe restarono stupiti e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero le sue parole....Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore. Come vivere questa parola? Nel tempio di Gerusalemme si stempera l'angoscia di Maria che, dopo tre giorni di affannosa ricerca, ritrova il figlio dodicenne "seduto" tra i dottori, stupiti come lei delle sue parole. Parole che Maria, a primo acchito, non comprende, ma che – annota Luca – "serbava nel cuore". L'uso dell'imperfetto rende efficacemente il senso del perdurare costante e fedele nell'ascolto del Figlio, mettendo a confronto gli eventi per penetrare ed accogliere il mistero di Dio che l'avvolge. Eventi che Maria custodisce e medita, soppesandoli, dipanandoli nel silenzio e inerpicandosi con umile amore nella fatica del credere fin su la vetta della volontà di Dio, senza mai venir meno alla fiducia né flettere dal consenso iniziale. Ecco la contemplazione! Porre sereno lo sguardo sulla vita imparando a percepire in essa, nel fluire dei giorni facili e dei giorni difficili, i segni della presenza di Dio, contattando con familiarità la Sua Parola, senza forzare i ritmi e i modi del suo manifestarsi. Certo, non è un atteggiamento immediato, facile, non viene da sé. E talvolta lo stupore diventa angoscia, soprattutto quando smarriamo il senso dei giorni che viviamo, nelle notti del cuore che cerca il volto nascosto dell'Amato. E' necessario dunque impegnarsi in una sorta di apprendistato, costante e paziente, lasciandosi adombrare dallo Spirito, contando più sulla Parola di Dio che sulle congetture umane, ed accettando che questo esercizio spirituale, mentre c'introduce progressivamente nel mistero di Dio, limi e smussi la pretesa di voler capire tutto e subito. Oggi, nella mia pausa contemplativa, coltiverò un cuore pronto all'ascolto, consegnando al Signore le cose che, della mia vita, non capisco e che fatico ad accettare. Lascerò che sia solo Lui a parlare, tacitando in me le voci orgogliose del dissenso e i piagnucolii agitati dell'insofferenza. Donami, Signore, coltivare la dimensione contemplativa della vita serbando nel cuore, intatta, la bellezza trasfigurante della Tua Parola che ogni giorno mi chiede di farsi carne nella mia piccola storia. La voce di un autore spirituale dei primi secoli Beati coloro che conoscono con il felice sapore dell'esperienza con quanta dolcezza e in che modo stupendo nella preghiera e nelle meditazione il Signore si degna di far comprendere le Scritture. Anonimo |