Omelia (29-08-2003) |
padre Lino Pedron |
Commento su Marco 6, 17-29 Questo brano del vangelo ci dà la versione "religiosa" della morte del Battista. Flavio Giuseppe ci dà quella "politica". Leggiamo in Antichità giudaiche 18,119: "Erode, temendo che egli con la sua grande influenza potesse spingere i sudditi alla ribellione (sembrando in effetti disposti a fare qualsiasi cosa che egli suggerisse loro), pensò che era meglio toglierlo di mezzo prima che sorgesse qualche complicazione per causa sua, anziché rischiare di non potere poi affrontare la situazione. E così, per questo sospetto di Erode, egli fu fatto prigioniero, inviato nella fortezza di Macheronte e qui decapitato". Quando i profeti mettono il dito sulla piaga e arrivano al nocciolo della questione, vengono tolti di mezzo senza scrupoli. La testa di Giovanni Battista su un vassoio, nel pieno svolgimento di un banchetto, può sembrare una "portata" insolita. A pensarci bene, non è poi un "piatto" tanto raro: quante decapitazioni durante pranzi, cene...! Questo brano, posto dopo l'invio in missione dei Dodici, indica il destino del missionario, del testimone di Cristo. In greco, testimone si dice "martire". La morte di Giovanni prelude la morte di Gesù e di quanti saranno inviati. Ciò può sembrare poco confortante, ma l'uomo deve comunque morire. La differenza della morte per cause naturali e martirio sta nel fatto che la prima è la fine, il secondo è il fine della vita. Il martire infatti testimonia fin dentro ed oltre la morte, l'amore che sta a principio della vita. Il banchetto di Erode nel suo palazzo fa da contrappunto a quello imbandito da Gesù nel deserto, descritto immediatamente di seguito (Mc 6,30-44). Il primo ricorda una nascita festeggiata con una morte; il secondo prefigura il memoriale della morte del Signore, festeggiato come dono della vita. Gli ingredienti del banchetto di Erode sono ricchezza, potere, orgoglio, falso punto d'onore, lussuria, intrigo, rancore e ingiustizia e, infine, il macabro piatto di una testa mozzata. La storia mondana non è altro che una variazione, monotona fino alla nausea, di queste vivande velenose. Il banchetto di Gesù invece ha la semplice fragranza del pane, dell'amore che si dona e germina in condivisione e fraternità. |