Omelia (04-06-2006) |
mons. Antonio Riboldi |
Pentecoste, respiro di Cristo Forse sfugge alla attenzione di tanti di noi cristiani, la solennità della Pentecoste, anche se in tutti lo Spirito Santo ha preso fissa dimora, con i suoi sette santi doni, il giorno della Cresima o Confermazione. Forse è rimasta impressa la festa esterna, ma è sfuggito quanto invece contiene. Eppure è proprio da questo grande sacramento che ha inizio il cammino di santità, se lo percorriamo, spinti propria dalla Sua Presenza. Un cammino che tante volte è così "pentecostale", che suscita meraviglia in chi lo vive e in chi ne vede i frutti. Grande meraviglia, quello stupore che si diffuse a Gerusalemme il giorno in cui lo Spirito discese sugli Apostoli, riuniti in preghiera nel Cenacolo. Così descrive lo Spirito Santo uno scrittore: "Benché Gesù dopo la resurrezione si è fatto invisibile ai nostri occhi, nondimeno sentiamo che Egli è vivo in noi, perché sentiamo il suo respiro. Chiamo respiro di Gesù Cristo l'effusione dello Spirito Santo...La prima volta che il genere umano sentì questo respiro potente, fu il giorno di Pentecoste" (Fornari). E Paolo VI aggiunge: "L'anima della Chiesa è lo Spirito Santo. Il principio, cioè invisibile e soprannaturale che fa vivere la Chiesa di Cristo, è l'assistenza continua dello Spirito Santo che conferisce alla Chiesa la sua natura di umanità collegata con Cristo, di corpo mistico di Cristo e le infonde poteri e carismi, ne crea la coscienza e ne guida la storia" (9.6.1957). Sappiamo tutti, o dovremmo almeno saperlo, che la Pentecoste è il natale della Chiesa. Il nostro natale di membra vive della Chiesa. E quindi tutti dovremmo conoscere "il respiro di Cristo". Non si rimane indifferenti a quelle imposizioni delle mani che il Vescovo fa sui nostri capi, il giorno della Cresima (lo ricordate?) o ancora di più il giorno, per noi sacerdoti, della sua imposizione delle mani e della unzione. Ho vivo il ricordo, come fosse "oggi", di quel lontano 1978, quando in un piazzale di Santa Ninfa', all'aperto, per accogliere tantissima gente, assistito da ben 24 Vescovi, sentii quelle mani sul mio capo. Ero come stravolto, come non esistessi più qui, da quell'evento. Sentivo veramente come "il principe dello Spirito" scendesse su di me, prendendo possesso della mia povertà di uomo, incapace di tutto, da solo...perché è proprio in quei momenti che si ha la misura di quel nulla che si è e della potenza che ci investe con "il respiro di Cristo", ossia lo Spirito Santo. Con voi, amici carissimi, vorrei sentirmi in quel Cenacolo, come se ieri, il giorno del nostro Natale di Chiesa, fosse oggi. Noi con i timidi e poveri apostoli, improvvisamente diventati eroi e martiri della fede. "Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di un vento che si abbatte gagliardo e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero come lingue di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito Santo dava loro di esprimersi. Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo. Venuto quel fragore, la folla si radunò e rimase sbigottita perché ciascuno li sentiva parlare la propria lingua. Erano stupefatti e fuori di sé per lo stupore (At 2,1-11). Davvero erano irriconoscibili gli apostoli. Ogni timidezza o paura era sparita dando via libera ad un coraggio che era la manifestazione della "fortezza dello Spirito". Non conoscevano più la paura, ma proclamavano la parola di Gesù, felici quando erano arrestati e flagellati. Oramai non li avrebbe fermati nessuno e nulla. Nessuno infatti può fermare "il respiro di Cristo", ossia lo Spirito, quando gli si dà via libera. Ed ancora oggi noi rimaniamo "stupefatti" del loro zelo apostolico che li portava davvero ovunque, fino al cuore di Roma, come a "sfidare" la fragile potenza dell'uomo. Si manifestarono davvero tutti i doni dello Spirito. Basta pensare ai viaggi di S. Paolo. Erano incontenibili nel loro fervore. Fino al martirio. E la loro "ombra" giunge fino a noi dopo 20 secoli. Arriva a ciascuno di noi in modo particolare nel giorno della S. Cresima. E' lì il momento in cui il "respiro di Cristo" dovrebbe manifestarsi...a meno che, ripeto, non venga soffocato da quel frastuono di esteriorità che ha nulla a che fare con la Pentecoste. Quel giorno lo Spirito effuse, dentro ciascuno di noi, doni o carismi che sono le potenze con cui Dio edifica la Sua Chiesa oggi, proprio attraverso di noi. E a volte questi "carismi" o "doni" si manifestano ed allora la vita è una Pentecoste vissuta: un costruire quel Regno di giustizia e pace e verità che tutti vorremmo, a cui tutti potremmo collaborare per edificarlo...solo se almeno conoscessimo e riscoprissimo i carismi, o talenti, dello Spirito in noi. Credo proprio che "il trionfo dell'indifferenza o della ignoranza", in questo campo, è quello che lascia il campo libero ai mali della nostra società. Scrive sempre Paolo VI: "In questi tempi alcuni fenomeni di immense proporzioni, vengono segnando un drammatico e meraviglioso capitolo nell'epoca storica della Chiesa moderna. I fenomeni sono quelli, da un lato, che pongono in sofferenza e in angustia la Madre Chiesa: lo sviluppo della vita moderna sembra rivolto contro di essa, per l'incredulità che professa, per l'illusione di sufficienza che crea nell'uomo, per il laicismo e l'ateismo che sembrano caratterizzare di fosche energie la spiritualità sempre più materialista dell'umanesimo contemporaneo. A questo succede l'abbandono di popoli interi e di nuove generazioni delle sante e sublimi tradizioni religiose...la penosa insufficienza di clero, sia di numero che di forze, per compiere la sua missione salvatrice .Donde uno stato che si potrebbe definire di crisi del cattolicesimo. Ma dall'altro lato i fenomeni degni di nota sono quelli che documentano una potente vitalità della Chiesa, che sempre più priva degli aiuti e dei privilegi che le venivano dalla società temporale, cava dal suo stesso seno le forze per la sua difesa e la sua prosperità. La Chiesa, si direbbe, si piega su se stessa sotto l'immane incubo della irreligiosità moderna e sperimenta in questo interiore raccoglimento, in questo ricorso alle sorgenti di vita soprannaturale, la sua capacità di conquista. E' il flusso dello Spirito Santo che ancora invade le sue membra e le fa agili e forti. E' il vento della Pentecoste che soffia nelle vele della mistica nave, la quale non teme tempeste. E sotto l'aspetto visibile e sociale, l'avvento del laicato cattolico a una più vigorosa e articolata collaborazione all'apostolato" (9.6.1957). E questa presenza del "respiro di Cristo" la abbiamo vissuta nel Concilio Ecumenico, in tante circostanze, come le Giornate mondiali della Gioventù. E la Chiesa italiana, come a sfidare il pessimismo che circola in molti, a ottobre celebrerà il Convegno chiamando tutti noi a essere, nel nome di Gesù Risorto, "testimoni di speranza". Una vera sfida dello Spirito che dobbiamo cogliere come dono. Sempre con Paolo VI mi viene da dire: "Grande ora è questa che offre ai fedeli la sorte di concepire la vita cattolica come una dignità e una fortuna, come una nobiltà e una vocazione. Grande ora è questa che sveglia la coscienza cristiana dall'adempimento consuetudinario e indolente in cui per moltissimi era caduta, e la illumina di nuovi diritti e doveri. Grande ora è questa che non ammette che uno possa dirsi cristiano e conduca vita moralmente molle e mediocre, caratterizzata solo dall'osservanza stentata di qualche precetto religioso e non piuttosto trasfigurata dalla volontà positiva ed eroica, talvolta, umile e tenace sempre, di vivere la propria fede in pienezza di convinzioni e di propositi. Grande ora è questa che bandisce dal popolo cristiano il senso della timidezza e della paura, il demone della discordia e dell'individualismo, la viltà degli interessi temporali soverchianti quelli spirituali. Grande ora è questa in cui la Pentecoste invade di Spirito Santo il corpo mistico di Cristo e gli ridà un nuovo senso profetico". E questo discorso - incredibilmente attuale - lo teneva da vescovo a Milano nel lontano 1959! E' davvero tempo anche per noi di dare grande spazio al "respiro di Cristo"; mettere ali ai carismi dello Spirito e così diventare moderni apostoli. Lo possiamo fare e lo dobbiamo fare, se davvero siamo discepoli di Gesù e amiamo quindi il Suo Corpo che è la Chiesa. Con don Tonino Bello, con voi, vorrei pregare lo Spirito Santo, così: "Spirito di Dio che all'inizio della creazione ti libravi sugli abissi dell'universo e trasformavi in sorriso di bellezza il grande sbadiglio delle cose, scendi ancora sulla terra e donale il brivido degli inizi. Questo mondo che invecchia, sfioralo con l'ala della tua gloria. Dissipa le sue rughe. Fascia le ferite che l'egoismo sfrenato degli uomini ha tracciato sulla sua pelle. Mitiga con l'olio della tenerezza le arsure della violenza. Restituiscici al gaudio dei primordi. Riversati su tutte le nostre afflizioni. E il deserto finalmente diventerà giardino e nel giardino fiorirà l'albero della giustizia e quindi della pace". |