Omelia (25-06-2006) |
padre Gian Franco Scarpitta |
Dio non gioca a dadi... E noi? Il tema di questa domenica verte sul dominio della natura. Lo spiega a chiare lettere la Prima Lettura, tratta dal libro di Giobbe, nella quale si evince come il mare abbia dei confini ben determinati e fissi nonostante la sua inquietitudine e la spavalderia congenita dei flutti; nei capitoli seguenti si parla dell'armonia degli astri e di tutti gli altri elementi del cosmo come le sorgenti, le acque fluviali e l'immensità dei colori e delle luci e del tutto armonico. La pagina del Vangelo invece affronta questa tematica in una situazione di avversità atmosferica: il mare è in preda alla tempesta che minaccia la stabilità dell'imbarcazione su cui navigano gli apostoli, presente Gesù che dorme; i natanti vengono colti dalla paura di affondare poiché il turbine è sempre più sconvolgente, sicché svegliano il Signore che si mette subito all'opera: con poche esclamazioni esortative ottiene il placarsi degli elementi naturali. Gli episodi che si dispiegano nelle righe scritturali in questione apportano alla nostra attenzione alcuni interrogativi: 1) Che cosa ci suggerisce l'episodio di dominio degli eventi cosmici? 2)Chi ha in effetti il potere di governare la natura? Rispondiamo alle domande con una notissima espressione di Einstein: "Dio non gioca a dadi con l'universo", il che vuol dire: niente di quello che esiste è dovuto al caso o alla probabilità. Se infatti ci soffermassimo ad osservare la globalità del cosmo nella varietà degli elementi ci accorgeremmo che ogni cosa è stata costituita con uno specifico fine intrinseco: la terra ruota attorno al proprio asse e tale atto di rotazione rallenta regolarmente di 2 millesimi di secondo ogni cento anni a causa della pressione delle maree; contemporaneamente compie un ciclo di rivoluzione regolare attorno al sole seguita e preceduta da altri pianeti con un percorso ben delineato; sempre il nostro pianeta è protetto da una barriera naturale da noi identificata con l'ozono, che impedisce la filtrazione dei raggi ultravioletti (che sarebbero disastrosi) e allo stesso tempo garantisce l'arrivo della luminosità solare, il tutto in modo ancora regolare e determinato così da rendere possibile la vita degli organismi; il corpo umano, ben lungi dall'essere una struttura inerme e passiva, è capace di autoriproduzione grazie ad un continuo ricambio di atomi che avviene nel suo organismo che garantisce l'evoluzione e nel loro insieme vi sono proprietà nell'universo disposte in senso logico e finalistico. Insomma, c'è un'Intelligenza ordinatrice che ha disposto ogni cosa attribuendole un senso e una finalità e padroneggia sulla natura. Certamente la ragione da sola non serve a legittimare Dio nella sua esistenza e provvidenza (è indispensabile la fede nella Sua rivelazione) tuttavia determinati dati di fatto affermano che il caso non è affatto realtà fattibile nell'insieme delle cose create e che pertanto deve per forza sussistere un Artefice primario del tutto. Che padroneggia le disposizioni della natura. L'uomo ha sempre avvertito forse come congenita la tendenza a sfidare il cosmo e a manomettere e proprio vantaggio i fenomeni della natura, tentando di mutare il ciclo ordinario degli avvenimenti e il corso naturale delle cose; e tale tendenza oggigiorno costituisce una minaccia per la concezione fondamentale del concetto di vita umana poiché sempre più spesso si sente parlare di manipolazione genetica, predeterminazione del sesso, inseminazione artificiale eterologa in vista del concepimento a tutti i costi, la creazione di un terzo sesso accanto ai due già esistenti, certe forme di embriogenesi asessuata come la clonazione o altre tecniche operative che prescindono dall'atto sessuale ordinario, lo sfruttamento di embrioni e di cellule staminali a scopo di ricerca scientifica, la crioconservazione. Mentre si omette di considerare che la vita ha inizio già dall'incontro fra dell'ovulo con lo spermatozoo e che l'embrione rivendica già in se (anche scientificamente) il riconoscimento dei diritti e della dignità umana, ci si accanisce sull'ordine naturale stabilito in nome di una scienza inaudita e di un progresso del tutto banale ed illusorio che pretende di anteporre la caparbietà umana ai valori. Il tentativo di avere la meglio sul normale corso degli eventi non è però affatto recente visto che nell'antichità si faceva ricorso alla magia e alla stregoneria ai fini di padroneggiare le condizioni atmosferiche o di piegare la natura alle particolari volontà del soggetto umano e il ricorso a tali espedienti oggi non si è affatto rinunciato; anzi, il ritorno di parecchi movimenti settari di stampo magico ed esoterico suscita preoccupazione appunto nel merito dell'illusione umana di voler determinare gli eventi e interrogare il futuro con successo. Eppure la natura risulta essere sempre vittoriosa sull'uomo, semplicemente perché a lui superiore: per quanto l'uomo si erga al di sopra delle leggi naturali abusando di esse e deformando lo stato delle cose, la natura resta sempre invitta mentre tutti gli espedienti di manipolazione alla fine si rivelano illusori e fallaci, nonché apportatori di nefaste conseguenze. Ancora oggi vale lo stesso ammonimento del Salmista: "L'uomo è come l'erba; è come il fiore del campo" nonché la sfida a Giobbe di cui al cap 38, 4: "Dov'eri tu quando io ponevo le fondamenta della terra? Dillo, se hai tanta intelligenza!" Piuttosto la superiorità di Dio resta incontrastata come incontrastato deve essere ritenuto l'ordine naturale sul quale solo Egli ha legittimità di interferenza. La pagina del Vangelo odierno è esplicita su questo punto: la natura è dominata dal Figlio di Dio perché Egli, come Dio ne è stato il fautore e ne è il padrone indiscusso; sulle cose egli può intervenire secondo un carattere soprannaturale che interrompe il consueto dispiegarsi dei fenomeni naturali (miracolo) come anche nella manifestazione ordinaria ma il Vangelo odierno è esplicito anche secondo un altro insegnamento: piuttosto che presumere su se stesso l'uomo deve ricorrere a Dio e sottomettere le proprie forze in un esplicito atto di fede e di apertura a Lui, non soltanto nelle situazioni di estrema difficoltà in cui Dio sembra essere assente e "dormiente" ma in tutte le circostanze occorre che si riconosca la Sua normale legittimità di essere il Signore e il Padrone degli eventi e delle cose, l'unico a cui affidare se stessi nella consapevolezza di essere guidati e salvaguardati in ogni istante. La tempesta sedata del resto allude per esteso anche alla situazione di pericolo e di insostenibilità delle cose in cui ci si può trovare nella vita di tutti i giorni che richiede fermezza nella fede e disposizione alla speranza continuamente e senza limiti alla Provvidenza, eludendo ogni forma di presunzione e di autoaffermazione. |