Omelia (06-08-2006)
don Luciano Sanvito
Il monte della verità...

Il salire e lo scendere rispetto al monte sono i due movimenti che l'uomo è chiamato a fare nei confronti di ogni realtà, per risultare vivo e vero.

*) Salire esprime il potere di innalzare se stesso e gli altri verso il potere migliore, verso la purezza assoluta (che più bianco non si può) del cuore, dell'anima e della mente, tendendo all'ideale dell'uomo veritiero.
La salita trasforma e trasfigura energeticamente, rendendo appunto più alti, più visibili e più segni, per sè e per gli altri.

*) Scendere è la condizione per incarnare il vero nella coralità del quotidiano, dove vige e trionfa sempre il silenzio purificante, fatto di nascondimento e di maturazione interiore, in un movimento di ridiscesa nella piccolarità dell'essere umano, che constata e illumina così la propria mortalità, il limite dei rapporti, dei progetti del cuore, dei sentimenti dell'anima e della potenza della mente.

I due movimenti, dosati nell'esperienza quotidiana del cammino del su e giù morale della vita, ci producono l'equilibrio trasfigurante le emozioni, i progetti e le intenzioni, nell'esercizio quindi dell'uomo a rispecchiarsi nella linea e nel programma dell'anima in evoluzione verso il bello, il vero e il vivo che gli viene mostrato eccezionalmente per stimolarne l'anelito.
E' l'esercizio della propria identità che ogni giorno è chiamata a rinnovarsi, a rischiararsi e a rendersi più brillante e bianca, lavata efficacemente dal detersivo della Legge e della Profezia, che nel Vangelo trovano concreto e vivo riferimento in colui che afferma di sè e dell'altro una risuscitazione continua, una risurrezione, che ancora è incomprensibile alla logica, ma che giace nella nostalgia umana come realtà viva e sperimentata già in un assaggio, e da ricercare come il cibo più prelibato per la gioia di sè, dell'altro e del mondo.