Omelia (11-06-2006)
mons. Ilvo Corniglia


"Credo in un solo Dio". Questa professione di fede è comune anche agli Ebrei e ai Musulmani. Sulla bocca dei cristiani ha però un significato molto diverso. Infatti i credenti in Cristo proseguono specificando: "Padre...Figlio...Spirito Santo". Il nostro Dio non è un Dio solitario, in compagnia soltanto di se stesso, nella sua beatitudine inaccessibile. Ma è una famiglia, una pluralità di persone unite nell'amore, una comunità d'amore.

Il mistero del Dio unico in tre Persone è il principio, la sorgente da cui deriva tutta la realtà creata. Dalla pietra al filo d'erba, al fiore, alle galassie, all'uomo, agli altri esseri spirituali, tutto esiste perché le tre divine Persone lo hanno voluto, continuano a volerlo e quindi continuano a crearlo, cioè a mantenerlo nell'essere. La creazione è sempre in atto, è sempre in corso. Non ci inganniamo quando fissando lo sguardo su una realtà creata, soprattutto sulla persona umana, è come se la vedessimo uscire in quel momento dalla mano di Dio Padre-Figlio-Spirito Santo e la ricevessimo in dono da loro per la nostra felicità. Come mi pongo davanti alla realtà creata? "Il mondo è come un libro in cui risplende la Trinità creatrice"(san Bonaventura). È solo fantasia, allora, prendere l'amore come chiave interpretativa di tutto il movimento dell'universo? Pensare per es., che per amore i fiumi vanno al mare, la pioggia feconda la terra, la terra ruota attorno al sole e produce fiori e frutti..., per amore avvengono le combinazioni chimiche e i processi vitali etc...? Quando i rapporti fra gli uomini non sono spiegati dall'amore, sono ancora rapporti veramente umani?

L'opera della Trinità è la creazione, ma soprattutto la redenzione. Il Padre ci ha amati per primo e ci ha mandato il suo Figlio. Il Figlio ha condiviso integralmente la nostra condizione umana fino a morire. Una morte d'amore supremo sfociata nella risurrezione. In tal modo ci ha salvati, riconciliandoci con Dio, riportandoci in braccio a Dio. Lo Spirito Santo, poi, il Padre e il Figlio lo hanno donato perché portasse alla perfezione l'incontro dei credenti con Dio. Nell'evento del Figlio che si fa uomo e nel dono dello Spirito la Trinità intera si immerge nell'umanità, tre Persone divine si impegnano e si affaccendano per innalzare l'uomo al loro livello, per introdurlo nella loro intimità.
E' quanto ci richiama San Paolo nel testo chiaramente "trinitario" di Rm 8, 14-17 (II lettura). I cristiani sono "guidati dallo Spirito di Dio", cioè animati e plasmati dal medesimo Spirito che riempie e guida Gesù. Di conseguenza sono trasformati in ciò che è Cristo stesso: "figli di Dio" con Lui, suoi "coeredi". Anch'essi con Gesù possono rivolgere al Padre l'espressione traboccante di confidenza e affetto filiale: "Abbà" (=papà).
Nella luce dell'esperienza cristiana descritta da San Paolo possiamo rileggere il brano del Deuteronomio (4,32-40: I lettura) che presenta la relazione profonda di Dio col suo popolo. Mosè, con termini vibranti di entusiasmo, ricorda al popolo che Dio, il Creatore e Signore, si è legato per puro amore a Israele: lo ha scelto, lo ha liberato dalla schiavitù, gli ha parlato al Sinai, stringendo con lui l'alleanza. A questo punto l'appello si fa accorato: "Osserva dunque le sue leggi...". Qui sta il segreto della vita per Israele.
Il coinvolgimento di Dio nella storia degli uomini raggiunge il suo vertice estremo in Gesù, il Figlio incarnato, morto e risorto.
Cerchiamo di cogliere qualche aspetto nel contenuto ricchissimo delle parole che, nel Vangelo di oggi Egli rivolge ai discepoli di allora e di tutti i tempi.
"Andate dunque e ammaestrate (=fate discepole) tutte le nazioni". E' la missione che Gesù risorto affida ai suoi. Letteralmente nel testo si ha un unico imperativo ("fate discepoli") che viene specificato da alcuni participi: "andando fate discepoli". Non si tratta di aspettare nell'immobilismo, ma di mettersi in movimento verso gli uomini. che sono tutti candidati a diventare discepoli di Gesù. "Fare discepoli" significa non semplicemente offrire un messaggio, ma mettere in relazione personale con Gesù. Come dire: fateli diventare ciò che siete già voi, cioè discepoli come voi e insieme con voi. E ciò come avviene?
- Anzitutto "battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo". Nel Battesimo il credente incontra il Risorto ed entra in un rapporto definitivo di appartenenza al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo. Il Battesimo è appunto un rito di ingresso nella comunità cristiana, la quale è intimamente legata a Cristo, è il "corpo"di Lui che in essa dimora permanentemente. Entrando nella Chiesa il battezzato viene accolto dal Cristo risorto e unito a Lui in modo indissolubile. Negli Atti si incontra spesso la formula "battezzare nel nome di Gesù" (cfr. At. 2,38; 8,16; 10,48; 19,5; 22,16). Nel senso che il Battesimo si riceve riconoscendo Gesù come Signore, invocando il suo nome. Ma soprattutto nel senso che il battezzato è messo in stretta relazione col "Nome" cioè con la persona stessa di Gesù risorto. Ora Gesù è il Figlio intimamente congiunto al Padre e allo Spirito Santo. Perciò è con tutta la Trinità che il battezzato entra in rapporto di totale appartenenza e comunione. Ecco il significato della formula che troviamo nel Vangelo di oggi: "battezzare nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo". "Nel nome": si noti il singolare. Il "nome" indica la realtà profonda che evoca. In tal caso l'unica realtà di Tre persone unite e insieme distinte tra loro nell'amore, la realtà della Famiglia divina. "Battezzare" significa propriamente "immergere" nell'acqua. Perciò attraverso il Battesimo siamo stati "immersi" nella Trinità, "oceano di pace" (dalla liturgia) e vortice incandescente d'amore. Vivere il Battesimo è godere di essere "immersi"in questa Famiglia divina, è coltivare il legame più stretto con ognuno dei Tre, è relazionarci tra noi col medesimo stile e pienezza d'amore con cui Essi si incontrano e si abbracciano.
- "E insegnando loro a osservare". L'insegnamento è la catechesi sia in preparazione al Battesimo, sia la catechesi permanente durante tutto il cammino di fede dei discepoli. Il contenuto di tale catechesi:
"Tutto ciò che vi ho comandato", vale a dire le parole di Gesù riportate nel Vangelo di Matteo e in primo luogo nel "discorso della montagna". Si tratta di apprendere, ma soprattutto di attuare nella vita l'insegnamento di Gesù.
Fare di ogni uomo un discepolo, metterlo in rapporto con Cristo e quindi con tutta la Trinità: ecco l'impegno della Chiesa e dei cristiani in ogni tempo. Un'impresa possibile? "Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo". Con Gesù è tutta la Trinità che assicura alla Chiesa e al singolo credente la sua presenza efficace e la sua costante compagnia.

Qualche suggerimento concreto.
- La Trinità è il mistero centrale della nostra fede. In ogni preghiera, in ogni sacramento, in ogni atto di culto la Chiesa si rivolge al Padre per mezzo di Cristo nello Spirito Santo. Saremo più attenti a cogliere la struttura trinitaria di ogni formula di fede e di ogni preghiera. Attenti in modo particolare alla recita del "Gloria al Padre..." e al segno della Croce.

- Attiverò il dialogo con la SS. Trinità. Posso rivolgermi a tutti e tre insieme:
"Mio Dio, Trinità che adoro" (Elisabetta della Trinità).
Personalizzando il rapporto, posso rivolgermi ora al Padre: "Il Padre tuo vede nel segreto" (Mt 6,4)..."Abbà=papà" (Rm 8,15).
Ora al Figlio, a Gesù, che è inseparabile dal Padre e dallo Spirito. Quando ricevo l'Eucaristia, Gesù mi introduce nel seno del Padre, nel cuore della Trinità.
Ora allo Spirito Santo: cfr. la parola ascoltata la scorsa domenica.

- Il vortice di vita e d'amore, che è la famiglia trinitaria, dimora dentro di me, dentro di te. Io, tu siamo la casa della Trinità. Ma anche la Trinità è la casa dove noi dimoriamo, il grembo caldo in cui siamo custoditi e in cui si svolge la nostra vita. Ci pensiamo? Il saperlo cosa cambia in noi?

-L'esistenza cristiana è, in definitiva, una relazione d'amore col Padre e Figlio e Spirito Santo. Non si esaurisce, però, nel dialogo ecclesiale e individuale con le tre divine Persone.
Si esprime, bensì, nel trasferire il ritmo della vita trinitaria dentro i nostri rapporti sociali. Gesù è venuto a trapiantare sulla terra la civiltà, la cultura della Trinità che è l'amore scambievole. E' venuto a insegnarci "l'arte di amare" che è specifica della famiglia di Dio.
Ogni rinuncia all'egoismo, ogni gesto d'amore vero contribuisce a rendere la nostra comunità familiare, ecclesiale e sociale sempre più immagine e trasparenza della Trinità.

"Vedi la Trinità, se vedi la carità" (S. Agostino). Gli uomini hanno una nostalgia insopprimibile della Famiglia trinitaria dalla quale provengono e alla quale sono chiamati a tornare. Quando sperimentano l'amore vero di una persona o di una comunità, incontrano e quasi toccano con mano, anche se forse in modo ancora inconsapevole, la Trinità che lì è presente e si dona.