Omelia (17-09-2006)
don Luciano Sanvito
L'altro secondo a me

Nel Vangelo odierno appare ed è svelato un atteggiamento che spesso riserviamo al nostro prossimo: metterlo secondo rispetto a me.
Far sì che lui mi segua, che sia un mio seguace o segugio nelle parole, nei pensieri e negli interessi, creandolo così amico mio; più mio, che amico.

Il Vangelo, mentre mostra questo subdolo atteggiamento che si nasconde dietro l'incontro con l'altro e dentro l'amicizia e l'amore, propone anche lo strumento per rendere l'incontro con l'altro vero e oggettivo, perché il prossimo non sia secondo rispetto a me, ma alla pari, proprio come me, con la stessa dignità e autorità di confronto.

Lo strumento di questa parità e uguaglianza umana, sociale, religiosa, famigliare, divina è la croce; o meglio: la condivisione della croce.
In questa comunione crociale e cruciale si affina, si garantisce, si comunionizza in modo oggettivo, si ama e si rispetta veramente, si evita il ricatto e condizionamento, esaltando le diversità in una unità rafforzata attraverso appunto la croce condivisa.

La domanda evangelica non è un indovinello di intelligenza alla moda dei quiz: "Voi chi dite che...?", ma entra nel vivo, toccando la sequela del camminare con la fatica della croce condivisa, portata e rapportata a sè e all'altro in questione.

Il Vangelo domanda non un atto di intelligenza (sarebbero in vantaggio i secchioni e gli intellettuali), ma del cuore, trafitto fino in fondo in quel momento dalla domanda esaminatrice.
La domanda allora la potremmo riproporre così, per noi oggi: "Chi di voi è disposto a seguirmi in quello che mi vedete sto facendo?".