Omelia (11-06-2006) |
mons. Antonio Riboldi |
Abbà, Padre La Chiesa, come a coronamento della bellezza della nostra fede, che ha le sue radici proprio in Dio, dopo averci fatti partecipi dei grandi misteri, come la Resurrezione di Gesù, la manifestazione della Pentecoste, "il respiro di Gesù", fa festa per la presenza di tutta la Trinità: Padre, Figlio e Spirito Santo. Sappiamo tutti che ogni uomo esiste solo perché, prima di essere nel grembo della mamma, era nel pensiero e nell'amore del Padre, da sempre. Solo quando avremo la gioia di "vederLo" nella gloria del Paradiso, conosceremo l'immenso amore che ha per ogni uomo, chiunque sia. L'uomo, questa misteriosa bellezza che dà voce al creato, è davvero il capolavoro dell'amore del Padre. Così ci definisce S. Paolo: "Fratelli, tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi, per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo "Abbà, Padre!". Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi, eredi di Dio, coeredi di Cristo, se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria" (S. Paolo, Rom 8,14-17). Non si hanno davvero parole per descrivere chi siamo agli occhi di Dio, il Padre! Mi approprio delle parole del salmista: "O Signore, nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra! Canterò la tua gloria più grande dei cieli, balbettando come i bambini e i lattanti...Se guardo il cielo, opera delle tue mani, la luna e le stelle che vi hai posto, chi è mai l'uomo perché ti ricordi di Lui? Chi è mai, che tu ne abbia cura? Lo hai fatto di poco inferiore a un Dio, coronato di forza e di splendore, signore dell'opera delle tue mani. Tutto hai posto sotto il suo dominio,...O Signore, nostro Dio, grande è il tuo nome su tutta la terra! (sl. 8) Credo che nulla del creato, per quanto sia stupendo, come le stelle, la natura che ci circonda, faccia "sorridere" il Padre, come la voce di un uomo, figlio, che gli dice "Ti voglio bene!". Possiamo avere tutto l'oro di questo mondo, tutte le ricchezze che volete, ma nulla può stare a paragone di un "ti amo". Qui è la nostra vera grandezza. E mentre tutto è destinato a passare, come le cose che ci circondano, la nostra stessa vita, quel "ti amo" è destinato a continuare per l'eternità e ricevere in cambio il "ti amo" del Padre che ci ha voluto per la Sua Gloria. E che sia veramente grande l'amore di Dio lo ha dimostrato nel farci dono di Suo Figlio per risollevarci dallo stato di "orfani" senza futuro, che eravamo dopo il peccato e che siamo ogni volta Gli voltiamo le spalle. E Gesù ci ama tanto da farsi fare a pezzi, come pane spezzato sulla croce, e poi donarsi a noi nella Eucarestia. "Prendete e mangiatene tutti, questo è il mio Corpo". Così Gesù manifesta il Suo amore: "Avvicinatosi agli undici disse: Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28, 16-20). Ci rendiamo conto di quanto siamo "grandi" agli occhi della Trinità? Incontrai un giorno un bambino, nei quartieri dove a volte è difficile sapere se si ha un padre. Mi fissava con due occhi grandi, che sembravano interrogare il cielo. Mi fermò, forse attirato dal fatto che chi mi stava attorno mi chiamava padre e mi disse: "Com'è un papà?". Non aveva mai avuto la fortuna di avere vicino un papà. E credo sentisse un grande vuoto nel suo cuore. Fu difficile rispondere alla sua domanda, perché a queste domande si risponde con la realtà, ossia con l'avere un papà. Lo presi in braccio, mi si strinse forte al collo, come avesse avuto la sensazione di avere trovato papà. Poi con quei suoi due occhioni lucidi mi chiese "Tu, vorresti essere mio papà?". Gli dissi di sì. E da allora venne sovente a trovarmi e a chi gli chiedeva perché veniva, rispondeva "E' il mio papà". Mi viene da riflettere su quei milioni di bambini in Africa, America latina, che non vengono denunciati alle autorità quando nascono e così è come non esistessero. Bimbi che contano nulla agli occhi della umanità. E' incredibile, ma vero. E l'uomo, tutti noi, siamo come quel bambino, che sente il bisogno di un amore grande, totale, come quello del Padre: il bisogno di un "papà"! Chi di noi, non sentiva, da piccolo, ma non solo, la gioia di avere vicino il papà, la mamma. Non era solo la nostra natura umana, meraviglioso dono del Padre, che chiedeva amore, ma il bisogno di un amore che desse sicurezza e fedeltà. C'è davvero una grande nostalgia, o desiderio, in questa nostra società che, con il materialismo ha stritolato tutti i valori dell'uomo, riducendolo troppe volte a merce di poco conto, di un grande amore, come quello di papà o mamma. Questi, che Dio ha messo vicino a noi, altro non sono che l'immagine del grande amore della Trinità, ossia del Padre. Chi non sente un grande dolore, di fronte a tutto quanto succede nel mondo, dove si uccide con facilità, con quelle che chiamano "guerre preventive", ma sono guerre di potere. Non bastasse questo, ogni giorno c'è un mondo di uomini condannati alla morte per fame o sete per l'egoismo di chi sta bene e non intende condividere ciò che ha come solidarietà. Ogni volta vedo gli occhini di quei bambini, che la TV mostra, che sono carne ed ossa, e trascinano una infanzia quasi in pellegrinaggio verso la morte, senza neppure avere gustato un briciolo della bellezza dell'amore e della vita, forse interrogandosi che ci stanno a fare su questa terra, come spiegare a loro che vi è un Padre che ama tutti e che ci affida al cuore di tanti che ci sono fratelli, ma sono indifferenti, come se l'amore non esistesse? Ammiro l'eroismo di tanti missionari e volontari che si fanno vicini a questi "dannati della terra", condividendo fame, sete e disagi, aiutandoli a vivere e quindi a conoscere che la vita è un grande bene che inizia qui, ma poi avrà pienezza in Paradiso. In un incontro a Catania con Madre Teresa di Calcutta, le chiesi cosa provasse, quando di notte percorreva i marciapiedi di Calcutta per raccogliere "stracci di uomini" o bimbi aggrediti dalla fame e dalla malattia. "Provo la compassione che Gesù ha per noi e con ogni cura cerco di riportare questi fratelli alla dignità, perché possano gustare la gioia di essere amati". E Calcutta fu giustamente chiamata da La Pierre: "La città della gioia". Forse è vero che la foresta non fa rumore quando cresce, ma mi accorgo che si moltiplicano le organizzazioni che si fanno vicine a questi fratelli e sorelle per ridare loro la gioia del salmista: "Chi è mai, Signore, l'uomo perché tu te ne curi?" Abbiamo davvero bisogno di riscoprire in noi, questa verità; che siamo preziosi agli occhi di Dio. Tutti. Anche quando, come la pecorella smarrita, ci allontaniamo o facciamo il grande errore di cancellarne il ricordo. Ma si può cancellare l'amore? Possibile che non sentiamo la dolcezza di quanto ci assicura Gesù: "Io vi sono vicino fino alla fine del mondo"? Dovremmo, credo, fare un poco di pulizia nel nostro cuore, mettendo al posto giusto le creature, che non hanno voce e amore, e al centro la gioia dell'amore. Ricordiamocelo sempre: un "Ti amo con tutto il cuore" che un uomo, una donna, un bimbo dice a Dio, vale di più di tutti i canti degli uccelli messi insieme, per il cuore del Padre. Quando ero piccolo, e ancora oggi, i genitori che mi amavano veramente di tutto cuore, ci facevano iniziare e terminare la giornata con quella indimenticabile, facile e meravigliosa preghiera che ricordo a voi: "Ti adoro mio Dio, Ti amo con tutto il cuore, Ti ringrazio di avermi creato, fatto cristiano e conservato in questa notte. Ti offro le azioni della mia giornata, fa' che siano tutte secondo la tua volontà per la maggior gloria tua". E alla sera le ultime frasi "...fatto cristiano e conservato in questo giorno, perdonami il male che ho commesso. Preservami dal peccato e da ogni male, la grazia tua sia sempre con me e con tutti i miei cari. Amen". Che grande voglia di diventare bambini, accarezzati dal Padre! |