Omelia (11-06-2006) |
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Il Dio di Gesù Cristo Accade, non di rado, quando si è in attesa presso un locale qualsiasi, che la gente, per il semplice fatto che si è prete, prova a chiederti qualcosa sulla fede. Tu cerchi di cogliere o di interpretare ogni interrogativo o curiosità, evitando ogni difficile risposta e, soprattutto, cercando di offrire con auspicata chiarezza ciò che può servire al cuore e all'intelligenza dell'interessato. Possiamo sintetizzare tutte le domande ascoltate? Riusciamo ad elaborare una domanda capace di definire il nocciolo della questione? Credo, con molta franchezza, che dietro alle mille curiosità della gente vi sia la domanda su Dio: chi è? cosa vuole? come agisce? com'è fatto? Alcuni, a motivo dell'imperscrutabilità del mistero di Dio, evitano ogni ricerca; altri, invece, sono desiderosi di afferrarne un lembo, pur con tutti i limiti della nostra intelligenza. L'odierna Liturgia domenicale è una catechesi biblica sul mistero del Dio Trinità - il mistero della sua vita, fa recitare la I Colletta -, nonché una sorta di riflessione sull'economia della salvezza (lo stile e i modi, cioè, con cui Dio ha deciso di rivelarsi), che trova la sua più alta rivelazione nella vita del Signore Gesù. Il mistero della Trinità è il cuore del Vangelo: Dio Padre, Dio Figlio e Dio Spirito sono i volti dell'unico Dio che ha deciso di amare e salvare gli uomini. Proviamo a ripercorrerne i sentieri, quasi in punta di piedi, consci che parliamo di una Persona tanto grande, che ha deciso di 'abbassarsi' alla povertà e alla fragilità degli uomini. 1. Interroga i tempi antichi. Il Libro del Deuteronomio consegna a noi l'immagine di Mosè che educa il suo popolo. L'invito è quello a ricordare (E pensare che i sociologi oggi ci dicono che abbiamo perso la memoria!): ricordare la propria storia, la storia del mondo, l'evoluzioni cosmologiche e geografiche, le vicissitudine epocali quando tutto sembrava segnato da un caos spaventoso. Quando ciascuno ricorda e sa ben ricordare, giunge a registrare un filo conduttore così nitido che niente risulta essere frutto del caso o un ammasso senza senso di cellule vaganti. Ti accorgi di un attributo che noi assegniamo a Dio: CREATORE. Sì, il Dio di Gesù Cristo - e scrivo ciò non per dire che ve ne siano altri, ma solo per sottolineare ciò di cui ci ha detto la Scrittura! - è il Dio che, nella sua bontà, ha creato tutto, ha 'prodotto' le cose: è Lui la fonte di tutto, la sorgente del mondo, l'origine delle 'cose visibili e invisibilì. Mosè è meno razionalista o positivista rispetto a noi, uomini moderni! Ci invita a guardare e a renderci conto. Ci ricorda di saper spalancare gli occhi - nonché le antenne dell'intelligenza - per 'vedere' che dietro alla bellezze, all'ordine e alla meraviglia del creato c'è la mano sapiente di un Dio creatore. A Lui occorrerebbe essere fedeli - osserva le sue leggi, ci ricorda il Deuteronomio. 2. Abbà, Padre. Mille sono le situazioni a motivo delle quali si corre il rischio di 'scagliarsi' contro Dio: malattie, morti improvvise o di giovani o di bambini, ingiustizie palesi contro la dignità dell'uomo. La tentazione più facile è quella dello scontro o dell'accanimento al rifiuto. San Paolo ci ricorda, invece, che Dio non ci tratta da schiavi ma da figli e che il suo Spirito ci dona l'intimità e la confidenza con Lui. Cosa sarà mai lo Spirito? E' la forza degli uomini. Colui che rende possibile ogni cosa... dalla gioia al dolore. E', cioè, colui che, da bravo 'consolatore', accompagna noi uomini viandanti. Ci troviamo spesso a registrare la nostra solitudine, psicologica o spirituale che sia. Non ci accorgiamo, invece, che Dio è compagno fedele e solerte, attento e discreto nello stesso tempo. E' con noi, con il suo Spirito, grazie ai Sacramenti che chiediamo di ricevere (a volte anche con poca consapevolezza e con grande fretta!). 3. Dentro il mistero di Dio. La missione di Gesù è stata tutta orientata a questo scopo. Qualcuno ha scritto che il cuore della predicazione di Gesù è stato il Regno di Dio, il tentativo, cioè, di rivelare agli uomini di tutti i tempi l'identità chiara del 'Padre nostro che è nei cielì. Ma la cosa più bella è che, dentro il mistero di questo Dio rivelato da Gesù, il Maestro di Nazareth ha chiesto di immergere (battezzare) tutti gli uomini. Non è proselitismo tutto ciò; tantomeno un nuovo fondamentalismo religioso da imporre o da difendere. E', al contrario, il cuore del Vangelo: far conoscere Dio e ricordare agli uomini che, fino a quando non lo incontriamo o conosciamo, siamo sempre 'inquieti', come ci ha ricordato sant'Agostino - "Ci hai fatti per te, Signore, e il nostro cuore è inquieto fino a quando non riposa in te" -. E' la missione che Gesù ci affida: quella di ammaestrare, senza violenza o forza, il cuore degli uomini, chiedendo loro di 'osservare quanto loro comandato". Cosa sarà mai l'evangelizzazione per noi? Non sarà forse l'impegno a far conoscere che Dio è Padre che crea, Figlio che salva, Spirito che dà forza? Non sarà, convintamente, l'invito a far cogliere agli uomini che come è Dio all'interno del suo mistero di amore così è chiamato a diventare l'uomo? Vedo troppa boria quando evangelizziamo! Registro troppo apologia quando parliamo di Dio! Annoto della superbia durante l'annuncio, mentre Dio si lascia attendere e si presenta come ammirabile gentilezza. |