Omelia (17-09-2003)
padre Lino Pedron
Commento su Luca 7, 31-35

La gente del tempo di Gesù rifiuta il gioco di Dio e contrasta il suo disegno. Dio li chiama alla conversione e alla serietà per mezzo di Giovanni il Battista e non accettano perché lo ritengono pazzo. Li chiama alla gioia e alla festa per mezzo di Gesù e non accettano perché vogliono un Dio severo. Sono persone adulte che si comportano come bambini capricciosi. In realtà chi non accetta il messaggio di conversione proposto da Giovanni il Battista, riconoscendosi peccatore, non può accogliere l'invito alla gioia proposto da Gesù.

Gli umori capricciosi dei giudei di allora si rivelano nel giudizio che essi danno di Giovanni e di Gesù. Il Battista è troppo severo, e lo definiscono pazzo. Gesù è poco santo, molto mondano; coltiva amicizie con gente poco raccomandabile, con scomunicati e peccatori. Luca si è compiaciuto di ricordarci che Gesù è amico dei pubblicani e delle prostitute, rivelandoci così, che le compagnie preferite da Gesù non erano proprio le più onorate e le più raccomandabili. Una domanda pertinente: la scelta delle nostre amicizie assomiglia a quella di Gesù?

Per quanto misteriose possano sembrare le vie di Dio nella storia della salvezza, esse sono sempre determinate dalla sua sapienza. E la sapienza di Dio può essere riconosciuta come tale solo da chi è generato, trasformato e compenetrato da lei; da chi pensa e giudica come pensa e giudica lei. L'uomo per poter riconoscere in Giovanni e in Gesù due inviati di Dio, deve possedere la sapienza divina e rinunciare a una logica puramente umana. Deve convertirsi e cambiare mentalità; non prendere più se stesso, ma Dio, come misura delle cose: deve uscire da sé e lasciarsi illuminare dalla parola di Dio. Deponendo la sua sapienza umana, deve farsi piccolo e povero, perché Dio annuncia il suo vangelo ai piccoli e ai poveri.