Omelia (18-06-2006)
don Fulvio Bertellini
Il codice di Gesù

I segreti del Vangelo

Il grande polverone mediatico che ha accompagnato il "Codice da Vinci" (prima il libro e poi il film) ha fatto immaginare incredibili e oscuri misteri attorno alla scena dell'ultima cena (chi appoggiava il capo sul petto di Gesù? Era presente la Maddalena e perché? E se era presente la Maddalena, perché la Chiesa lo ha nascosto per secoli?). Capita però che a volte la curiosità si soffermi sui particolari, sui dettagli, facendo immaginare chissà quali segreti, e si gonfia come una bolla di sapone, destinata a scoppiare e sparire. Anche noi potremmo seguire il filo della curiosità e soffermarci sull'uomo misterioso con una brocca d'acqua. Particolare strano, quello della brocca d'acqua: era infatti un compito normalmente assolto dalle donne. Come mai un uomo poteva andare ad attingere acqua? C'è chi ipotizza che fosse un membro di una comunità di esseni, che vivevano nel celibato, e dove quindi non c'erano donne ad assolvere certi servizi. Dunque Gesù celebrò la Pasqua in una comunità di esseni?

Il vero mistero

Anche la "grande sala con i tappeti" è quella puntualmente raffigurata da Leonardo, con i tappeti appesi alle pareti a formare l'impianto prospettico. Il quadro ideale per un giallo dai contorni misteriosi. Solo che il vero mistero, assai nascosto e assai poco compreso, è lì sotto gli occhi di tutti. Troppo evidente per essere decifrato. Troppo scomodo per attirare l'attenzione. La ragione del successo di un libro poliziesco è la stessa del piacere di completare un cruciverba: mentre tutti i giorni la vita ci propone i suoi enigmi insolubili, è bello potersi ritagliare uno spazio di finto mistero, in cui alla fine l'assassino può essere scoperto, o in cui dopo una dura fatica intellettuale ogni domanda trova una risposta che rientra nelle caselle quadrate. Un momento di evasione dunque: in cui sentirsi finalmente di nuovo padroni della situazione, in grado di darsi da sé la soluzione e la risposta. La vita reale - quella in cui sempre più gli uomini e le donne faticano a ritrovarsi - è diversa: ci sono fatti che non rientrano nelle nostre caselle, e misteri che non riusciamo a risolvere. Non c'è il delitto, e non c'è neppure l'omicidio, ma qualcosa di peggio, meno grave a prima vista, ma non meno drammatico e doloroso: perché mio marito mi ha lasciata? perché il marito di mia figlia l'ha abbandonata? perché mio figlio si fa degli spinelli? perché quel collega di lavoro mi tormenta tutti i giorni? perché io non riesco a trovare lavoro e il mio (ex amico) con le sue conoscenze lo trova? devo vendermi anch'io? E che cosa dovrei dire io, che non sono più giovane, e che cerco di rifarmi una vita a cinquant'anni?

Le domande inespresse

Peraltro si tratta di interrogativi che neppure si pronunciano. E' doloroso perfino pensarci, sputarli fuori dal cuore, dove si tengono a macerare, spesso sotto un velo di rispettabile anonimato. E poiché non si sa trovare la soluzione vera, si cerca per lo più la soluzione comoda. Il compromesso che permette di barcamenarsi alla bell'e meglio. La soluzione - o meglio, la chiave della soluzione - sarebbe lì evidente, a portata di mano: anche se non viene da noi (forse perché non siamo padroni della situazione è così difficile da accettare). Gesù di fronte alla domanda radicale (perché devo morire, dopo aver fatto solo del bene? Perché la parola divina che ho annunciato, l'amore che ho manifestato viene così duramente respinto?) accetta di rispondere con il dono radicale di sé: "questo è il mio corpo... questo è il mio sangue...". All'odio che vuole soffocare l'amore, risponde raddoppiando l'amore. Il mistero è che in quell'odio possiamo rispecchiarci noi. In quell'amore c'è il suo volto che lo cancella. Troppo evidente per essere accettabile. Troppo semplice per inorgoglirci di aver trovato la soluzione. Troppo vero per poterne evadere. Non è un gioco, ma la sua e la nostra vita.

Accessibilità

Il corpo e il sangue di Cristo, il dono della sua vita, non resta confinato in quell'istante. Gesù dice "prendete, mangiate". Fino al giorno in cui "lo berrò nuovo nel regno di Dio", il frutto della vite resta come segno della Nuova Alleanza, il pane, frumento macinato, impastato e cotto per essere spezzato, resta come segno di quell'amore vero che siamo chiamati a condividere, e che abbiamo paura a donare. Questo è il segreto della nostra vita, e qui sta il problema: che a lasciarci spremere, macinare, impastare e spezzare, noi non ci stiamo. E qui sta la soluzione: Gesù nell'Eucaristia ci lascia il segnale permanente per ritrovare la strada: se come lui saremo pronti a perdere e ritrovare la nostra vita.


Flash sulla I lettura

"Mosà andò a riferire al popolo tutte le parole del Signore e tutte le norme": il brano punta fortemente l'attenzione sull'esecuzione della Legge, che per Israele rappresentava la volontà stessa di Dio, la manifestazione visibile del suo amore per il popolo. La Legge è intesa come dono di vita che permette di godere del dono della terra e della libertà. Non è la pretesa di una divinità capricciosa che vuole imporre le proprie esigenze all'uomo al contrario, manifesta all'uomo le direttrici fondamentali della sua esistenza, perché possa viverle in pienezza.
"Tutti i comandi che ci ha dato il Signore, noi li eseguiremo!": per ben due volte si ripete la promessa di esecuzione della legge. Si manifesta qui un'elevata visione dell'uomo, come colui che può assumersi l'impegno solenne di osservare l'alleanza con Dio. E' vero d'altra parte che il bilancio finale dell'esperienza d'Israele è ben più pessimista: si constaterà che il popolo è un popolo dalla dura cervice, incapace di osservare l'alleanza, sempre incline al peccato. Ma il punto di partenza non viene cancellato: la salvezza della natura umana dipende dalla possibilità di porsi come partner credibile dell'alleanza con Dio. Ed è quello che Gesù farà sulla croce, non solo per se stesso, ma in un modo trasmissibile a noi (connesso appunto con l'Eucaristia).

Flash sulla II lettura

"Entrò una volta per sempre nel santuario": rielaborando le problematiche dell'Antico Testamento, l'autore della (cosiddetta) lettera agli Ebrei mostra come Cristo ne adempie tutte le esigenze irrisolte, in una modalità sorprendente. L'insufficienza degli antichi riti e dell'antico santuario viene superata non con un'esecuzione formalmente più perfetta e adeguata, ma con una nuova ritualità esistenziale: il santuario diviene il corpo stesso di Cristo, il sacrificio è l'offerta della sua stessa vita, il sangue dell'alleanza è il sangue da lui sparso sulla croce, nella piena obbedienza allla volontà di Dio, tanto lungamente cercata da Israele, e mai realizzata compiutamente.
"... per servire il Dio vivente": il verbo "servire" è tipico dell'Esodo, ed esprime il passaggio dalla schiavità alla libertà. L'israelita è colui che è passato dal servizio schiavizzante agli ordini del Faraone, al servizio liturgico nei confronti di Dio, liberante per sé e per i fratelli di sangue. Ma ora servire Dio è possibile in Gesù, nella piena libertà della coscienza, e nella piena fraternità con tutti gli uomini del mondo.