Omelia (18-06-2006)
padre Romeo Ballan
L'Eucaristia, forza di trasformazione del mondo

Riflessioni
L'Eucaristia è il dono divino perché tutta la famiglia umana abbia vita in abbondanza; è il dono nuovo e definitivo che Cristo affida alla Chiesa pellegrina e missionaria nel deserto del mondo; un dono da scoprire e da proporre ad altri: "se tu conoscessi il dono di Dio..." (Gv 4,10). L'Eucaristia è fonte e sigillo di unità: essendo comunione con il sangue e il corpo di Cristo, deve portare tutti coloro che vi partecipano a vivere la comunione fraterna. Dall'Eucaristia nasce necessariamente una generosa e creativa spinta all'incontro ecumenico e all'attività missionaria, "perché una sola fede illumini e una sola carità riunisca l'umanità diffusa su tutta la terra" (Prefazio). La persona e la comunità che fanno l'esperienza viva di Cristo nell'Eucaristia si sentono motivate a condividere con altri il dono ricevuto: la missione, in quanto annuncio e presenza di Cristo, nasce dalla celebrazione eucaristica e riporta ad essa.

L'Eucaristia insegna e dà la forza di abbattere le barriere che impediscono o mortificano lo sviluppo della vita: 1. insegna a difendere la vita di ogni persona, nella convinzione che 'nessuno è in più!' nel villaggio globale dell'umanità; 2. dà forza per vincere la spirale della violenza mediante il dialogo, il perdono e il sacrificio; 3. spinge a rompere le catene dell'accaparramento dei beni mediante la condivisione, la solidarietà e rapporti più giusti fra le persone e fra i popoli. In una parola, l'Eucaristia è motore e progetto di autentico sviluppo e promozione umana e cristiana delle persone e della società.

Benedetto XVI ha offerto al milione di giovani riuniti a Colonia nel 2005 una densa riflessione sull'Eucaristia come forza di trasformazione del mondo. Commentando il fatto dell'istituzione dell'Eucaristia (Vangelo), il Papa afferma: "Facendo del pane il suo Corpo e del vino il suo Sangue, Gesù anticipa la sua morte, l'accetta nel suo intimo e la trasforma in un'azione di amore. Quello che dall'esterno è violenza brutale -la crocifissione-, dall'interno diventa un atto di un amore che si dona totalmente. È questa la trasformazione sostanziale che si realizzò nel cenacolo e che era destinata a suscitare un processo di trasformazioni il cui termine ultimo è la trasformazione del mondo fino a quella condizione in cui Dio sarà tutto in tutti (cfr 1Cor 15, 28). Già da sempre tutti gli uomini in qualche modo aspettano nel loro cuore un cambiamento, una trasformazione del mondo. Ora questo è l'atto centrale di trasformazione che solo è in grado di rinnovare veramente il mondo: la violenza si trasforma in amore e quindi la morte in vita. Poiché questo atto tramuta la morte in amore, la morte come tale è già dal suo interno superata, è già presente in essa la risurrezione. La morte è, per così dire, intimamente ferita, così che non può più essere lei l'ultima parola. È questa, per usare un'immagine a noi oggi ben nota, la fissione nucleare portata nel più intimo dell'essere: la vittoria dell'amore sull'odio, la vittoria dell'amore sulla morte. Soltanto questa intima esplosione del bene che vince il male può suscitare poi la catena di trasformazioni che poco a poco cambieranno il mondo. Tutti gli altri cambiamenti rimangono superficiali e non salvano. Per questo parliamo di redenzione: quello che dal più intimo era necessario è avvenuto, e noi possiamo entrare in questo dinamismo. Gesù può distribuire il suo Corpo, perché realmente dona se stesso. Questa prima fondamentale trasformazione della violenza in amore, della morte in vita trascina poi con sé le altre trasformazioni. Pane e vino diventano il suo Corpo e Sangue. A questo punto però la trasformazione non deve fermarsi, anzi è qui che deve cominciare appieno. Il Corpo e il Sangue di Cristo sono dati a noi affinché noi stessi veniamo trasformati a nostra volta. Noi stessi dobbiamo diventare Corpo di Cristo, consanguinei di Lui. Tutti mangiamo l'unico pane, ma questo significa che tra di noi diventiamo una cosa sola" (Benedetto XVI, Omelia nella Giornata Mondiale della Gioventù, Colonia, 21.8.2005).

Una riflessione feconda di motivazioni per l'attività e per la spiritualità missionaria! Il 'villaggio globale' -che è il mondo di oggi-, non può che avere un banchetto globale, al quale tutti i popoli hanno uguale diritto di prendere parte; una mensa dalla quale nessuno deve essere escluso o discriminato. Da sempre, è questo il progetto del Padre comune di tutta la famiglia umana (cf. Is 25,6-9). È questo il sogno che Egli affida, perché lo porti a compimento, alla comunità dei credenti che hanno il "dovere-diritto" di celebrare l'Eucaristia, facendo memoria della morte e risurrezione del Cristo. È questo il banchetto al quale sono invitati tutti i popoli, uniti e animati dall'unico Spirito.

Sui passi dei Missionari
- 20/6: Giornata Mondiale del Rifugiato (creata dall'ONU, nel 2000).
- 20/6: B. Francesco Pacheco e altri 8 compagni martiri gesuiti, condannati al rogo in Giappone (Nagasaki, 1626).
- 21/6: S Luigi Gonzaga (1568-1591), religioso gesuita, morto a Roma assistendo gli appestati. È il patrono della gioventù studentesca.
- 22/6: S. Paolino di Nola (353-431), vescovo e poeta latino, nato in Francia, evangelizzò soprattutto la Campania.
- 22/6: SS. Giovanni Fisher, vescovo di Rochester, e Tommaso Moro, magistrato: intrepidi difensori della fede cattolica contro le pretese di Enrico VIII, furono martirizzati a Londra (+1535). In circostanze simili, ci furono in Inghilterra numerosi altri martiri.
- 23/6: Festa del S. Cuore di Gesù: dal Cuore trafitto di Cristo nasce la Chiesa missionaria. – Giornata mondiale per la santificazione dei sacerdoti.
- 24/6: Natività di S. Giovanni Battista, il Precursore del Messia: ne annunciò la venuta e ne preparò il cammino. È modello dei missionari.
- 24/6: B. Maria Guadalupe García Zavala (1878-1963), di Guadalajara (Messico), fondatrice dedita al servizio di poveri e malati.