Omelia (18-06-2006) |
mons. Antonio Riboldi |
Senza domenica non possiamo vivere La solennità del "Corpus Domini" è sempre stata, nella Chiesa, "la grande festa della Eucarestia". Oggi si è appannata la solennità, avendo forse dato maggior peso alla domenica come svago, più che al Sacramento, che è la vera origine della gioia. Ma voglio cantare con tutti voi, miei amici, questa gioia che la Chiesa propone nella S. Messa: "Ecco il pane degli Angeli: pane dei pellegrini, vero pane dei figli: non deve essere gettato. Con i simboli è annunziato, in Isacco dato a morte, nell'agnello della Pasqua, nella manna data ai padri. Buon Pastore, vero pane, o Gesù pietà di noi: nutrici e difendici, portaci ai beni eterni della terra dei viventi. Tu, che tutto sai e puoi, che ci nutri sulla terra, conduci i tuoi fratelli alla tavola del cielo. Nella gioia dei tuoi santi" (Sequenza). Chi non ricorda come i nostri paesi cambiavano letteralmente il loro aspetto feriale, vestendosi a festa, con i più preziosi drappi alle finestre di case, con tanti fiori ai bordi delle strade, come a voler rendere omaggio "all'Amico Gesù" che passava per le nostre strade, vicino alle nostre abitazioni, pregandoLo che le benedicesse. Si aveva l'impressione, o ancora meglio la fede, che Gesù, passando vicino alle nostre case, desse uno sguardo benigno alle nostre famiglie. E il "profumo" di quel "passaggio di Gesù" restava per giorni. Sono davvero cambiati i tempi. Le strade "appartengono al traffico" e questo non è disposto a concedere troppo spazio a Dio, per cui le processioni sono brevi, quasi di fretta, senza tanta festa, per non disturbare. L'uomo moderno sembra provi fastidio che Dio per un giorno occupi i suoi spazi. Lo stesso è per l'Eucarestia, il centro della domenica, che giustamente è definita "il giorno del Signore". Al posto della Eucarestia, si è programmato lo svago. E così gli spazi alla presenza dell'unica sorgente di gioia, Dio, si vanno facendo piccoli, fino a tentare di mettere in un angolo chi invece è il Centro della vita dell'uomo, o così dovrebbe essere. Torno come alla contemplaz10ne di una "icona di cielo" della mia memoria. La regola della famiglia era "senza Messa non c'è mensa!". Ed era una vera festa vedere tutta la famiglia - eravamo in tanti - ad una certa ora, vestiti a festa, recarsi alla S. Messa. Era gioia. Così come per tante nostre mamme non c'era giorno senza Messa, perché "senza quel Pane Celeste", come si fa a conoscere l'amore alla famiglia? Ancora adolescente, ricordo sempre come per noi era "inizio di una buona giornata nell'anima", recarsi in Chiesa per riceve la Comunione, "pane del Cielo"...rischiando a volte di "saltare"la colazione. Mi è sempre davanti mamma che mi attendeva con la piccola cartella della scuola ed un tozzo di pane. A me, che mi lamentavo "mamma, ho fame!", la risposta era: "Meglio nella vita una buona Comunione che una buona colazione". E così ogni giorno. E' memoria, se vogliamo. I tempi sono cambiati: siamo come stati travolti da consuetudini, stili di vita, mentalità che non aiutano a dare il primo posto al "pane del Cielo". Ma siamo davvero più buoni e sereni oggi con "il pane degli uomini?" Inevitabilmente con la perdita della centralità della Messa alla domenica, quale è diventato il centro di quello che è chiamato "giorno del Signore?" Lo scorso anno, se vi ricordate, ci fu il Congresso Eucaristico nazionale a Bari. E il motto era "Senza domenica non possiamo vivere", attribuito ai 49 martiri di Abilene che nel 304 hanno preferito, contravvenendo agli ordini dell'imperatore Diocleziano, andare incontro alla morte piuttosto che rinunciare a celebrare il giorno del Signore. Questo è il racconto arrivato a noi dal redattore del martirio, commentando la domanda posta dal proconsole Anulino al martire Felice: "O stolta e ridicola richiesta del giudice! Gli ha detto: "Non dire sei cristiano"; e poi ha aggiunto: "Dimmi invece se hai partecipato all'assemblea". Come se vi possa essere un cristiano senza il giorno della domenica o si potesse celebrare il giorno della domenica senza il cristiano! Non lo sai, Satana, che è il giorno della domenica a fare il cristiano e che è il cristiano a fare il giorno della domenica, sicché l'uno non può esistere senza l'altro e viceversa?" Quando senti dire "cristiano" sappi che vi è una assemblea che celebra il Signore, e quando senti dire "assemblea" sappi che lì c'è il cristiano"... Si comprende allora perché Emerito, al proconsole che gli rimproverava di avere ospitato nella sua casa i cristiani per l'Eucarestia domenicale, non esitò a rispondere: " Senza la domenica non possiamo vivere". Ascoltando questa testimonianza viene da arrossire pensando a tanti nostri fratelli cristiani che non sanno più quale sia il vero significato della domenica. Ed è di grande tristezza per noi pastori e per tanti, vedere a volte le nostre chiese la domenica se non deserte, certamente con vuoti che diventano vuoti di gioia per troppi. E continuando il racconto dei martiri di Abitene, che davano tanta importanza alla domenica con l'Eucarestia, senza della quale "non possiamo vivere", è bene riscoprire e almeno conoscere l'origine della domenica. Chiediamoci, sulla scorta di quanto hanno asserito i vescovi in preparazione al Congresso Eucaristico: "Perché il giorno dopo il sabato?". "Perché in questo giorno avvenne la resurrezione di Gesù: in questo giorno Gesù si mostrò ai suoi discepoli, vinse la loro incredulità e la loro paura, effuse su di loro il suo Spirito Santo e così diede la garanzia della sua permanente presenza e della sua azione nella Chiesa. A ben guardare non è la Chiesa che ha istituito "il giorno del Signore", ma è il Signore risorto che ha voluto che "il primo giorno dopo il sabato" fosse il suo giorno, perché da Lui fatto e a Lui dedicato. Infatti un salmo, usato nella liturgia della domenica, canta: "Questo è il giorno fatto dal Signore; rallegriamoci ed esultiamo in esso" (Sal 118). Per tutti questi motivi la comunità cristiana chiama il "primo giorno dopo il sabato" "giorno del Signore" (Domenica). Da qui la celebrazione eucaristica, "cuore della domenica". Nel suo giorno il Signore si rende presente nella celebrazione eucaristica e si dona a noi nella Parola, nel Pane e nel dinamismo del suo amore, permettendoci di vivere la sua stessa vita. Disertare l'Eucarestia domenicale porta a impoverirsi, a vedere la propria fede e l'appartenenza alla Chiesa indebolirsi giorno dopo giorno e a constatare la propria incapacità di fare della domenica un giorno di festa. Mentre l'industria del divertimento diventa sempre più prolifica e le occasioni per fare festa si moltiplicano, l'uomo sembra avere smarrito "il perché" e il "per chi" festeggiare. Purtroppo quando la domenica perde il significato originario e si riduce a puro "fine settimana", può capitare che l'uomo rimanga chiuso in un orizzonte tanto ristretto, che non gli consente più di vedere "il cielo". Allora, per quanto vestito a festa diventa intimamente incapace di "fare festa". La domenica ritorna ogni settimana per ricordare a tutti che Cristo è la nostra festa. La partecipazione alla Eucarestia diventa più che un obbligo un bisogno. "Come potremmo vivere, senza domenica? Dovremmo essere capaci di dire con le parole dei martiri di Abitene. E' urgente che tutti noi torniamo a riscoprire la sorgente della gioia della vita che ha la sua fontana proprio nella domenica con l'Eucarestia. E' una gioia troppo bella, dono del Signore, che non deve essere "bruciata" dalle tante offerte di svago, che possono essere un contorno alla "domenica", direi un frutto della domenica, ma con al centro l'Eucarestia. Tornare a sentirci una cosa sola, come comunità, lieta di pregare insieme, felice di incontrarsi e scambiare ai piedi del Signore gioie e speranze, sofferenze e angosce e creare quella comunione, che è l'anima della Chiesa e fa sentire che, nella vita quotidiana, non si è mai soli ma si è con gli altri, come se la vita fosse una continua comunione intorno all'unica Mensa Eucaristica in cui Gesù dona "corpo e vita". Tornavo un giorno da una camminata e osservavo la grande fila delle macchine (una triste chiusura a volte di un giorno di festa) e cercavo di cogliere ciò che era sul viso di chi era in macchina. Quasi mai ho notato gioia dopo una giornata di festa solo umana. Ho visto solo visi tirati, senza parole, come tornassero non da una festa ma da una fatica. Proprio vero che "senza domenica non possiamo vivere". Forse dove siete oggi si celebra la solennità del Corpus Domini e sono certo con la solenne processione eucaristica. Manifestate quella profonda festa e gioia nel vedere Gesù "camminare per le nostre vie" e benedire, benedire, come accarezzare il nostro animo a volte stanco. Ve lo auguro di vero cuore e anch'io farò grande festa, sempre ricordando la lezione di mamma, tanti anni fa: "senza messa non c'è mensa", non c'è festa! N.B: Chiedo ai miei amici una preghiera: Il 29 Giugno compio 55 anni di sacerdozio. E' un dono e responsabilità. |