Omelia (18-06-2006) |
don Roberto Rossi |
Il grande dono di Dio "Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue, il sangue dell'alleanza per molti". Al centro della celebrazione di oggi ci sono proprio queste parole. Parole sconcertanti, che devono aver sorpreso gli apostoli e provocato smarrimento. Parole insolite, che infrangono il rigido cerimoniale della cena pasquale. Parole profetiche, che offrono il significato di ciò che sta per accadere. Dentro il dramma della passione e della morte, infatti, c'è un mistero di amore. Parole che non potevano essere dimenticate perché in esse, nel gesto che accompagnavano, c'era tutta la vita di Gesù. C'era la sua esistenza, spezzata fino in fondo per gli uomini, per la loro salvezza. C'era la sua voce che annunciava la buona novella, c'erano i tanti suoi gesti di misericordia e di guarigione, di liberazione dal potere del male e di perdono, di risurrezione e di consolazione. E quel vino era veramente il sangue della Nuova alleanza, sangue versato dalla croce su ognuno di noi per rigenerarci, sangue caduto sulla terra degli uomini per trasformarla in un mondo nuovo. Le letture scelte per questa festa del Corpus Domini hanno una particolare sottolineatura e insistenza sul sangue di Cristo raccolto nel calice durante la celebrazione dell'Eucarestia. Gli ebrei sigillavano un contratto di alleanza con il sangue delle vittime; così avvenne sul Sinai: Mosè richiama le parole e la legge di Dio, il popolo riafferma la sua volontà di obbedire al Signore; quindi Mosè asperge con il sangue delle vittime l'altare e il popolo; il sangue, sparso sull'altare e sul popolo, indica che tra popolo e Dio vi è comunione. Tutto ciò è un segno, che Gesù porterà a pienezza di significato e di efficacia. Nell'ultima cena, quello che gli apostoli compirono si riferiva di per sé al passato, si faceva memoria della Pasqua degli ebrei, dalla schiavitù di Egitto. Ma Gesù fa riferimento al presente: «Questo è il mio corpo... Questo è il mio sangue». Qualcosa del genere si verifica in ogni eucaristia; la messa per sé ricorda la croce, la morte di Gesù, però non come un evento del passato, ma come un avvenimento presente, efficace, salvifico. L'eucaristia è certamente un grande mistero di fede, perché umanamente può sembrare incredibile quello che Gesù compie e chiede. Ma se abbiamo fede, comprendiamo che siamo in cammino verso la terra promessa, e in questa situazione di pellegrini, Dio non ci lascia soli, ma si fa nostro cibo e bevanda. Nel deserto aveva nutrito il suo popolo con la manna, ora ci nutre con il pane vivo, che è Gesù stesso. Questo è il dono di Gesù: Gesù offre tutto se stesso al Padre per la salvezza degli uomini. A questo atto di offerta Gesù ha fato una presenza duratura attraverso l'istituzione dell'Eucarestia. Gesù si offre e si dona tutto a noi: Prendete e mangiate. In questo modo realizza la nuova ed eterna alleanza. L'Eucarestia è un grande tesoro, una grande presenza: Dio è presente tra noi. I primi cristiani affermavano anche in mezzo alle persecuzioni o di fronte al martirio: "Non possiamo vivere senza eucaristia. Ignazio di Antiochia usa questa espressione: "Desidero diventare frumento di Cristo". L'Eucarestia è il dono di Dio per noi. Il Corpo e il sangue di Cristo sono un dono, unico, impensabile, divino. Un dono. non un obbligo, un dovere. L'Eucarestia ci insegna e ci dà forza perché noi diventiamo dono per gli altri. Come Gesù offre la sua vita per noi, noi offriamo la nostra vita per gli altri. Ci ha scritto il S. Padre nell'Enciclica Deus Caritas est: "La mistica del Sacramento ha un carattere sociale, perché nella comunione sacramentale io vengo unito al Signore come tutti gli altri comunicanti: "Poiché c'è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell'unico pane" dice S. Paolo. L'unione con Cristo è allo stesso tempo unione con tutti gli altri ai quali Cristo si dona. Io non posso avere Cristo solo per me; posso appartenergli soltanto in unione con tutti quelli che sono diventati o diventeranno suoi. La comunione mi tira fuori di me stesso verso Lui e così anche verso l'unità con tutti i cristiani. Diventiamo "un solo corpo", fusi insieme in un'unica esistenza. Amore per Dio e amore per il prossimo sono ora veramente uniti: il Dio incarnato ci attrae tutti a sé. Nella celebrazione e nella comunione eucaristica è contenuto l'essere amati e l'amare a propria volta gli altri, come Gesù ci ha insegnato nelle grandi parabole del ricco epulone, del buon samaritano e del giudizio finale". Il Corpus Domini è una festa pubblica: in essa si manifesta anche esteriormente e pubblicamente la nostra fede. Per noi non esiste un momento più grande dell'Eucarestia: da questo mistero inizia la nostra vita cristiana, da esso si nutre continuamente. E' opportuno curare anche il nostro comportamento esteriore: come entriamo in chiesa, come partecipiamo alla celebrazione, come ci accostiamo alla comunione, come viviamo il ringraziamento, l'adorazione, il raccoglimento. Ogni Eucaristia sia per noi il culmine della nostra vita e la fonte da cui attingiamo sempre forza per riprendere, ogni giorno, il nostro cammino. |