Omelia (18-06-2006) |
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Nutrici e bagnaci, Signore! La Colletta odierna ci incuriosisce: è un invito rivolto al Signore a "guardare il popolo radunato intorno all'altare". La ragione è "il sacrificio della nuova alleanza", di cui la preghiera fa' chiedere di poterne pregustare i benefici. Gli occhi si fissano sul "sacrificio della nuova alleanza", curiosi più che mai, e si proiettano a coglierne il senso e il valore. C'è un sacrificio della "nuova alleanza". C'è qualcosa di straordinario e unico che nessuno mai poteva immaginare. Ci sono dei simboli che rimandano a un mistero tanto alto e tanto grande che descrivere risulta arduo. Tutta la Parola di Dio dell'odierna Liturgia è una sorta di sinfonia, antica e nuova, dell'alleanza di Dio con l'umanità e di quegli avvenimenti, legati a persone e fatti storici, tramite i quali questa alleanza ha avuto modo di poter essere compiuta. Cos'è questa Alleanza? Chi ha 'pagato' per renderla vera e feconda? Quale segno ci ricorda il 'prezzo' di questa Alleanza? 1. Il sangue asperso sul popolo. Il colore della festa descritta dal Libro dell'Esodo è solenne e intenso. E' quello delle grandi occasioni. Mosè parla e il popolo ascolta, prega e promette: "Noi eseguiremo tutto ciò che il Signore ci ha detto". Cosa avrà mai detto il Signore se non parole di benevolenza, di misericordia e di benedizione per tutti. L'Alleanza non è altro che la promessa dell'amore fedele ed eterno di Dio. Sono parole vere e sincere, segno del cuore misericordioso e benevolo di Dio. A questa sinfonia di lode e di promesse, segue un'aspersione solenne di sangue: è la forza della grazia cui questo sangue rimanda. Ora di capre e di vitelli; domani, di un uomo che sarà chiamato salvatore e redentore. 2. Un sacerdozio speciale. La Lettera agli Ebrei è la lettera che descrive ed esalta il sacerdozio di Cristo. E' superamento e compimento del sacerdozio del Vecchio Testamento. Un tempo si parlava di animale e di aspersione di sangue e cenere. Ora, invece, si fa riferimento al "sangue di Cristo che ha offerto se stesso senza macchia a Dio". Ecco la nuova alleanza: è quella dell'amore e dell'offerta della propria vita per la redenzione di tutti. Non sapremo mai cosa dire di fronte a questo sacrificio, voluto e cruento, del Figlio di Dio. Sembra essere il paradigma interpretativo e risolutivo della vita e di ogni suo avvenimento. Non vi è più bisogno di altro per vivere bene, dare senso alle cose, cambiare il mondo se non attraverso l'adesione, interiore e vitale, al sacrificio di Gesù Cristo. E, poi, umilmente, "imparare ad offrire la nostra vita" nelle cose di tutti i giorni. E' questo il sacerdozio di Gesù Cristo. E' questa offerta sacerdotale che la Chiesa celebra tutte le volte che rende grazie al Signore nell'Eucaristia quotidiana. E' questo orizzonte cui occorre tendere per una Chiesa capace di essere 'segno e strumento di unità per tutto il genere umano" e, soprattutto, "sale della terra e luce del mondo". 3. Preparare la Pasqua. Sappiamo che oggi la Chiesa ricorda e celebra la presenza reale di Gesù nell'Eucaristia: è la festa del Corpus Domini! Nessuna verbosità. Basta invitare all'adorazione e alla gioia. Il Signore è con noi. Non ci abbandona. Ci nutre con il suo Corpo e ci bagna con il suo Sangue. La Sequenza intona e canta: "Nutrici e difendici; portaci ai beni eterni nella terra dei viventi". E ci si tuffa nel silenzio dell'adorazione e della contemplazione. Tutto è dono. Tutto è grazia. Tutto è per la nostra salvezza. Chi ne mangia, avrà la vita eterna. Ma non sarebbe male oggi operare un tentativo, forse esagerato, ma necessario: paragonare il modo di celebrare la Pasqua da parte di Gesù e il nostro modo di preparare le nostre celebrazioni. La Pasqua va preparata! Interiormente, con la vita, nello stile e nel rito... Tutto richiami la grandezza del dono e niente assomigli a sciatteria o assenza di bellezza. Forse la riforma liturgica necessiterebbe di una sorta di studio più oculato e meno improvvisato. Occorre andare nuovamente alla "scuola del mistero". Ne va della nuova evangelizzazione. E ciò perché impariamo non solo a cantare, ma anche a partire per il Monte degli Ulivi. Qualcuno ha scritto: "Non si dica più 'La Messa è finita. Andate in pace'. Si dica, invece, 'La pace è finita. Andate a Messa'. Non è, forse, giunto il tempo in cui, per essere cristiani significativi, siamo chiamati a capire che l'Eucaristia - la celebrazione del sacrificio di Gesù nel segno del Pane e del Vino (il suo Corpo e il suo Sangue) - è veramente "fonte e culmine della vita cristiana". Dobbiamo reimparare a celebrare! Dobbiamo trasformare la nostra vita in quello che celebriamo! |