Omelia (18-06-2006)
padre Paul Devreux


Oggi festeggiamo il Corpus Domini, cioè l'istituzione dell'Eucaristia che Gesù ci dona nell'ultima cena come gesto che ci aiuta a ricordare ciò che ha fatto per noi, e come nuovo stile di presenza nella Chiesa nascente.

Oggi la chiesa ci spiega che Gesù è presente nel mondo e che tutto può essere considerato manifestazione dell'amore di Dio. Quel grande uomo e sacerdote che era Teilhard de Chardin, dicendo la sua messa sul mondo, non avendo né pane né vino, considerava il mondo come altare, il pane come gli sforzi della natura e dell'umanità e il vino le sofferenze, unica offerta a lui gradita. Questa era la sua offerta universale che rende tutto il creato eucaristia. Consacrava dicendo: "Su tutta la vita che sta per germogliare, che cresce, per fiorire e maturare in questa giornata, dite: "Questo è il mio corpo." E, su ogni tipo di morte che si prepara a marcire, ad appassire, a tagliare, ordinate (mistero della fede per eccellenza!): "Questo è il mio sangue!".

Ma siccome noi abbiamo bisogno di cose piccole, a nostra portata, facciamo la messa in chiesa.

Nella prima parte della messa Gesù è presente e ci nutre mediante le scritture e l'omelia, nelle seconda parte si rende presente nel pane e nel vino e ci propone di accogliere questa sua presenza assumendo l'ostia consacrata; cioè con il sacro dentro, che è Dio. E' importante riflettere su questo gesto. Noi diciamo che andiamo a fare la comunione, ma la comunione è una cosa che si fa in due: uno propone e l'altro accoglie la proposta. Gesù viene nell'Eucaristia in genere, ma al momento della comunione io sono chiamato a manifestare fisicamente e pubblicamente che questa comunione m'interessa. Gesù viene in mezzo alla chiesa sotto forma di pane. Io sono invitato ad alzarmi e venire anch'io in mezzo alla chiesa per prendere questo pane. Da ciò nasce l'incontro e la comunione, come già detto, è una cosa che si fa in due; io e il Signore, partendo da un gesto concreto e pubblico.

Signore, fa crescere in me questo desiderio di vivere in comunione con te intimamente e pubblicamente.