Omelia (02-07-2006) |
don Marco Pratesi |
Toccare Gesù Il brano evangelico narra due fatti incastrati l'uno dentro l'altro: la risurrezione della figlia di Giairo e la guarigione dell'emorroissa. Questo modo di procedere spinge il lettore a collegare strettamente i due fatti, in modo che, da questo accostamento, emerga un insegnamento ulteriore rispetto alla considerazione dei fatti presi isolatamente. I due fatti presentano analogie e diversità. Giairo cerca la guarigione della figlia, la donna la propria. Giairo si getta ai piedi di Gesù e implora, la donna cerca quasi di carpire inosservata il miracolo, e solo dopo è indotta a mettersi in gioco e rivelarsi. La donna sperimenta una guarigione istantanea, mentre Giairo, dopo aver pregato, deve passare addirittura per un aggravamento della situazione, per una nuova sfida alla sua fede. La donna vive da sola il suo dramma, Giairo è sempre circondato dalla considerazione sociale. La donna vive da tempo una vita indebolita e stremata, e ha alle spalle una lunga storia di lotta perdente col male; la bambina non fa a tempo a entrare nel vivo dell'esistenza che già è colta dalla morte (questo accostamento è stimolato ulteriormente dal numero dodici, gli anni della bambina e della malattia dell'emorroissa). In tutti e due i casi la salvezza viene mediante un contatto fisico; ma mentre la donna è attiva, è lei a toccare le vesti del Rabbi, la bambina è totalmente passiva: Gesù, con gesto delicato e commovente, le prende la mano e la solleva. Nel secondo Gesù appare quasi inconsapevole di quanto è accaduto, nel secondo è appare sovranamente signore della morte. Che cosa significa tutto questo? Che la fede, il vero elemento centrale di questi racconti, è efficace nelle situazioni e nelle storie più diverse. La fede opera la salvezza sia che si preghi per sé che per altri; che si sia in una fase o in altra del proprio cammino spirituale; può essere esaudita presto o conoscere ulteriori sfide; può salvare da ogni male, e la salvezza può arrivare dopo uno sforzo intenso e senza alcuna attività. La sua efficacia non dipende dalle modalità esteriori o interiori, ma dal fatto che essa rende possibile, in vario modo, il contatto col Signore. Mediante questo contatto, la sua forza vitale passa dentro di noi e opera, in mille modi, la salvezza. Essa è liberazione dai vari mali che fiaccano la nostra vitalità, fino a estinguerla del tutto. Eucaristia e Parola ci aprono con particolare forza il contatto con Gesù: a noi la possibilità di avere un accostamento sterile, come quello della folla che lo spinge da ogni lato, oppure di 'toccarlo' davvero, nell'affidamento, e in questa relazione trovare la vita. All'offertorio: Pregate fratelli e sorelle perché questo sacrificio sia vera adesione col Signore, e sia gradito a Dio Padre Onnipotente. Al Padre Nostro: Affidandoci pienamente a Gesù Salvatore, preghiamo il Padre come lui ci ha insegnato: |