Omelia (12-07-2004)
Casa di Preghiera San Biagio FMA


Dalla Parola del giorno
Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada.

Come vivere questa Parola?
Ecco una di quelle frasi capaci di spiazzarci completamente. Gesù, il mitissimo Gesù, colui che nella notte del tradimento riprenderà gli apostoli che nel tentativo di difenderlo mettono mano alla spada, lui, proprio lui dice esplicitamente di non essere venuto a portare la pace ma la spada. In fondo qualcosa di analogo era già avvenuto alla sua nascita: gli angeli avevano annunciato la pace agli uomini oggetto dell'amore di Dio e il vecchio Simeone aveva indicato in quel Bambino un segno di contraddizione che avrebbe messo a nudo i pensieri di molti cuori. E forse proprio qui è la chiave di lettura della frase provocatoria del Maestro. La pace che egli è venuto a portare non è un vellutato passar sopra a tutto, chiudendo gli occhi su quanto in noi e attorno a noi non va bene. È necessario che la spada della Parola penetri spietatamente nelle pieghe più recondite del nostro cuore, mettendone a nudo l'intima malizia. È nel cuore infatti che si concepisce sia il bene che il male. La pace deve partire di qui, da questa sorgente segreta. Ma il riconoscere e l'eliminare il male dentro di noi non è facile. Richiede il coraggio della lotta prima di approdare alla pace: quella pace vera che non si identifica con la tranquillità. La pace che germoglia perfino nell'agonia del Getzemani, fiorisce nell'abbandono incondizionato al Padre per portare frutti di gioia per noi e per gli altri nella luce della risurrezione. Un cammino obbligato che Gesù ha percorso per primo, ma da cui nessuno si può esimere, se vuole veramente essere operatore di pace.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, lascerò che la Parola snidi dal mio cuore quella malizia che fatico a riconoscere e pregherò

Spirito Santo, Spirito di verità, irradia su di me la tua luce perché in me siano fugate le tenebre della malizia ed io divenga un figlio della Luce, un operatore di pace.

La voce di un santo cultore della Bibbia
Non è davvero una nobile impresa reclamare la pace a parole e distruggerla a fatti. Si dice di tendere a una cosa e se ne ottiene l'effetto contrario! A parole si dice: andiamo d'accordo! E di fatto, poi, si esige la sottomissione dell'altro. La pace la voglio anch'io; e non solo la desidero, ma la imploro! Ma intendo la pace di Cristo, la pace autentica, una pace senza residui di ostilità, una pace che non covi in sé la guerra; non la pace che soggioga gli avversari, ma quella che ci unisce in amicizia!
S. Girolamo