Omelia (17-07-2002) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Dalla Parola del giorno Può forse vantarsi la scure con chi taglia per mezzo suo o la sega insuperbirsi contro chi la maneggia? Come vivere questa Parola? Con questo interrogativo la Parola di Dio getta a terra la facile presunzione umana. Anche la mia e quella di te che stai leggendo. Lo scrittore sacro esplicita questo presumere di sé, questo credersi autore del bene che uno compie: "Con la forza della mia mano ho agito, e con la mia sapienza perché sono intelligente, ho rimosso i confini [...] ho abbattuto i re". Davvero l'inorgoglirsi, il vantarsi per quello che di buono riusciamo a compiere è stoltezza che rasenta la ridicolaggine. In tutti i campi: in quello del lavoro manuale come in quello della ricerca scientifica o di altro. Il cuore della storia con le meraviglie che vi si compiono dagli uomini più dotati e di buon volere è l'Amore onnipotente di Dio che rende l'uomo suo collaboratore e di lui si serve per i suoi disegni che sono salvezza. Questa "lettura" sapiente della realtà più profonda è possibile però solo ai "piccoli" di cui parla Gesù nel vangelo di oggi, lodando il Padre che a loro, solo a loro si rivela. Oggi, nella mia pausa contemplativa, entrerò concretamente nella mia identità. Sono povero, limitato, ben lontano dall'essere "onnipotente". Però l'onnipotenza di Dio-Amore anche di me vuol servirsi, se mi rendo disponibile. Chiedo l'umiltà e la semplicità del cuore. Chiedo di essere aiutato da Maria, la prima dei "piccoli del Regno". Così potrò dire con l'audacia dei santi: "Tutto posso in Colui che è la mia forza" e sorridere a Dio con riconoscenza, anche per il bene che vorrà trarre dalla mia vita. La voce del fondatore della vita monastica Quelli che temono il Signore no si vantano della loro retta osservanza: essi stimano che ogni bene in loro non viene da se stessi, ma dal Signore; glorificano colui che agisce in loro, dicendo con il profeta: "Non a noi, Signore, non a noi, ma al tuo nome dà gloria!" S. Benedetto |