Omelia (25-06-2006)
don Remigio Menegatti
Diamo lode al Signore per i suoi prodigi (253)

Per comprendere la Parola di Dio alcune sottolineature
La prima lettura (Gb 38, 1.8-11) riporta una delle risposte che Dio offre a Giobbe che vuole capire con quale logica il Signore governi la terra. Il Creatore sottolinea che solo lui è all'origine del mondo, e solamente lui conosce le regole che rendono il cosmo una realtà ordinata. L'uomo può solo stupirsene e rimanere in umile sottomissione al Signore, che guida tutto verso il bene delle sue creature, governando con saggezza questi elementi che sono suo dono per gli uomini.
Il vangelo (Mc 4, 35-41) racconta della traversata del lago di Galilea: un piccolo specchio d'acqua ma spesso pericoloso per le improvvise bufere che si scatenano dal monte Nebo che sta poco a nord del lago stesso. Gesù mostra la sua potenza straordinaria quando calma le acque del lago e fa tornare la calma. È come il Padre che ha stabilito tutti gli elementi e le regole per il loro sviluppo ordinato. Gli apostoli sono presi da stupore per la vicinanza di uno che sa fare "cose da Dio".


Salmo 106
Coloro che solcavano il mare sulle navi
e commerciavano sulle grandi acque,
videro le opere del Signore,
i suoi prodigi nel mare profondo.

Egli parlò e fece levare
un vento burrascoso che sollevò
i suoi flutti.
Salivano fino al cielo,
scendevano negli abissi;
la loro anima languiva nell'affanno.

Nell'angoscia gridarono al Signore
ed egli li liberò dalle loro angustie.
Ridusse la tempesta alla calma,
tacquero i flutti del mare.

Si rallegrarono nel vedere la bonaccia
ed egli li condusse al porto sospirato.
Ringrazino il Signore per la sua misericordia
e per i suoi prodigi a favore degli uomini.

Il salmo sembra descrivere il movimento della nave in balia delle onde enormi, quando il "vento burrascoso" solleva i flutti del mare: "salivano fino al cielo e scendevano negli abissi". Quando è così in balia degli elementi l'uomo avverte pienamente la sua fragilità, e sente l'anima languire nell'affanno... in altre parole: ha paura, è colto dal terrore!
Per chi ha fede – e forse anche per chi ne ha poca – in questi momenti diventa spontaneo invocare colui che ha potere su queste creature che l'uomo non riesce più a gestire. La risposta di Dio non si fa attendere: libera i suoi amici dalle loro angustie e riporta la calma. L'uomo può così vedere e contemplare con i propri occhi "le opere del Signore e i suoi prodigi nel mare profondo".
Di fronte a questo "miracolo" l'uomo credente riconoscere che Dio fa prodigi a salvezza delle sue creature e quindi ringrazia colui che gli usa misericordia.
L'esperienza della liberazione da un pericolo mortale può diventare stimolo per una ricerca di fede così da conoscere meglio il Signore che ha operato la salvezza.

Un commento per ragazzi
Per orientarci dobbiamo riprendere il filo del racconto dopo l'interruzione dovuta alla Quaresima e alla Pasqua, e alle solennità di Cristo che hanno seguito la Pentecoste. Vogliamo rimetterci nel gruppo delle persone che seguono Gesù, da Cafarnao in poi, vedendo i suoi gesti e ascoltando parole tanto autorevoli. Gli uni e le altre promettono qualcosa di grande.
Gesù aveva guarito il paralitico liberandolo dai peccati; alle persone che lo accusano di bestemmiare risponde che per accettare lui bisogna sapersi rinnovare in profondità: diventare come otri nuovi per accogliere "il vino" con cui Dio celebra la nuova e definitiva Alleanza con l'umanità. Il vangelo di Marco prosegue raccontando la scelta dei Dodici e le discussioni sull'origine del potere manifestato da Gesù: Dio o Satana? Successivamente Marco riporta alcune parabole (seminatore, lampada da non nascondere, seme che porta frutto, granello di senape) e poi vi inserisce il racconto della tempesta calmata.
Se abbiamo sperimentato una situazione di particolare tensione, come venir svegliati da un improvviso temporale, magari in un posto che conosciamo poco, sappiamo quanto conta la presenza rassicurante di una persona che ci vuole bene. Spesso basta la mano della mamma che ci accarezza, e sentirsi dire: "non preoccuparti, ci sono qua io..." a darci serenità, o almeno la grinta di affrontare la paura.
Per gli apostoli si tratta di qualcosa di più serio: una burrasca in mezzo al lago di Galilea, mentre la barca rischia di affondare. Forse è nelle condizioni richiamate dal salmo: salivano in alto e scendevano con violenza, colpendo la superficie dell'acqua che appare esageratamente dura. Gesù, stranamente, è calmo, non si accorge di nulla: sta dormendo. Sembra estraneo alle vicende difficili dei suoi amici. Appena ode la loro invocazione non solo li incoraggia, come avrebbe fatto un buon capitano, dando ordini per governare la nave, ma compie un gesto per cui, dice Marco, "furono presi da gran timore". Il vento cessa improvvisamente e la superficie del lago torna subito tranquilla. Ciò che prima impressionava era la forza del vento e la cattiveria delle onde; ciò che ora crea negli apostoli un gran timore è la presenza accanto a loro di uno che manifesta i poteri di Dio. Lo aveva ricordato Giobbe, riportando la risposta di Dio, il solo che può chiudere le porte del mare, fissargli un limite e porre un confine all'orgoglio delle sue onde. "Chi è mai costui? Assomiglia a Dio, o almeno possiede il suo potere!".

Forse il nostro guaio è quello di non meravigliarsi; in barba alla canzone che ricorda come solo i ragazzi sanno ancora fare "Oh"!
Forse è proprio qui il guaio: leggere questa pagina di vangelo con assoluta tranquillità, mentre siamo più elettrizzati da un racconto dell'orrore. Il vangelo non appare più una notizia che ci fa "drizzare le antenne" e ci costringe a pensare lasciandoci coinvolgere dalla domanda degli apostoli: "Chi è dunque costui, al quale anche il vento e il mare gli obbediscono?".
"Diamo lode al Signore per i suoi prodigi", ci suggerisce il versetto che accompagna la lettura del salmo. Ed è proprio il traguardo a cui tendere se vogliamo che il vangelo sia anche per noi una bella notizia; bella e sconvolgente. Notizia di salvezza.

Un suggerimento per la preghiera
Donaci una fede salda, una fede tale che "non ci esaltiamo nel successo, e non ci abbattiamo nelle tempeste". Tu vuoi "che in ogni evento riconosciamo che tu sei sempre presente" perché "ci accompagni nel cammino della storia". Tu sei vicino a noi, anche quando la tua serenità ci spaventa e ci sentiamo soli e abbandonati. Invece tu hai potere che noi neppure immaginiamo. Un potere che vince le potenze del peccato.