Omelia (25-06-2006)
Agenzia SIR


Spesso, in diverse circostanze, ci siamo lamentati, come credenti, dell'apparente indifferenza di Dio verso di noi. Le situazioni più dolorose della vita ci fanno sentire Dio distante, quasi assente. Può essere mai che ci abbia abbandonati a noi stessi?

Una gran tempesta. Non tutti, ma alcuni discepoli di Gesù, come Pietro erano pescatori. Logico dunque che continuassero la loro attività sul lago, correndo tutti i pericoli del caso. Avevano superato altre volte tempeste e onde minacciose, ma in quella notte "si sollevò una gran tempesta di vento e gettava onde nella barca tanto che ormai era piena. Gesù se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: "Maestro, non t'importa che noi moriamo?". Domanda che, in grandi difficoltà, abbiamo fatto anche noi e che Benedetto XVI ha rivolto a Dio dai campi di sterminio. Dio vedeva o dormiva? Aveva forse disatteso in quegli anni il nostro grido di dolore? O dovevamo gridare come lo stesso Gesù sulla croce, con le parole del profeta: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?". Dio però non dormiva ed era lui stesso presente in quelle povere persone, torturate e costrette a morire. Lui di nuovo insultato, flagellato e crocifisso. Lui stesso, figlio di quel popolo che, senza colpa, doveva soccombere allo sterminio. "Di fronte all'orrore di Auschwitz – ha detto il Papa – non c'è altra risposta che la croce di Cristo: l'Amore sceso sino in fondo all'abisso del male, per salvare l'uomo alla radice, dove la libertà può ribellarsi a Dio".

Il vento cessò. L'intervento richiesto fu immediato. Sgridò al vento e al lago, dicendo loro di tacere e vi fu una grande bonaccia. Poi disse però ai suoi discepoli: "Perché siete così paurosi. Non avete ancora fede?". Il rimprovero di Gesù era giusto, anche se i discepoli non avevano del tutto perduto la fede in Lui, altrimenti non l'avrebbero svegliato per esser salvi. Ma una fede che teme il sonno di Dio non è sufficiente. Una fede cioè che dubita o mette in forse la presenza di Dio nella storia, la nostra personale e quella universale. Una presenza poi che ha garantito in modo speciale alla sua Chiesa, raffigurata spesso in quella barca di Pietro che affronta e supera ogni tempesta. La storia ci ha già dato questa conferma. Anche per questo noi, cristiani di oggi, dovremmo aver più fede e più fiducia nelle difficoltà. Dio non dorme, certamente. Chiede piuttosto a noi tutti di non esser dei cristiani paurosi o dormienti. Sapendo che anche questa è l'ora di vendere il mantello per comprare una spada. Non si vuol far guerra a nessuno, ma vigilare e combattere perché la fede non venga corrosa dal relativismo o dal consumismo imperante.

Chi è costui? Una domanda che nei confronti di Gesù attraversa i secoli, sino alla nostra generazione. Piazza San Pietro è piena, il mercoledì e la domenica di folle, che vogliono sapere dal Papa chi era Gesù. I discepoli, sconvolti dopo il miracolo, si dicevano l'un l'altro: "Chi è dunque costui, al quale anche il vento e il mare gli obbediscono?". Questo è appunto l'assurdo: che gli obbediscano venti e mari, ma non tanti uomini di questo mondo che dicono: nelle nostre leggi, nella nostra società, Dio non c'entra. Non vogliamo che Dio regni sopra di noi. Le conseguenze disastrose sono evidenti, sono state e sono sotto gli occhi di tutti. Guerre, violenze, terrorismo, aborti, massacri. L'ostracismo, dato a Dio, è stato pagato a caro prezzo dagli uomini, amati da lui.

Commento a cura di don Carlo Caviglione