Omelia (25-06-2006)
Omelie.org - autori vari


E' davvero brusco il passaggio dal clima spirituale delle domeniche precedenti, alla "tempesta" inaspettata di oggi.

Lasciamoci introdurre alla meditazione sulla Parola di questa domenica dalla preghiera del Salmo 44:
Svègliati, perché dormi, Signore?
Dèstati, non ci respingere per sempre.
Perché nascondi il tuo volto,
dimentichi la nostra miseria e oppressione?
Poiché siamo prostrati nella polvere,
il nostro corpo è steso a terra.
Sorgi, vieni in nostro aiuto;
salvaci per la tua misericordia.


Da poche ore ha fatto irruzione la drammatica notizia della morte di un ragazzo di sedici anni, mentre viaggiava sul sedile posteriore di uno scooter: un salto di quindici metri nel buio di una morte inaspettata. Marco, figlio unico: un bene tolto, il bene più prezioso per i due genitori sbigottiti e increduli, disposti a tutto sino alla fine. L'impotenza umana di fronte all'impossibile rende ancora più drammatica l'ineluttabilità di un evento atroce e ingiusto.
Quanto poteva valere la vita di quel giovane ai tuoi occhi, o Signore?
Ma dov'era Dio in quel momento?
Perché non ha fatto qualcosa?


Benedetto XVI nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, ha espresso la stessa incredulità di fronte a una tragedia immane quale è stata l'Olocausto.

"Se, dunque, di fronte all'orrore dei campi di concentramento, nasce spontanea la domanda "Dove era Dio in quei giorni?", è anche vero che non possiamo scrutare il segreto di Dio; vediamo soltanto frammenti e ci sbagliamo se vogliamo farci giudici di Dio e della storia. Non difenderemmo, in tal caso, l'uomo, ma contribuiremmo solo alla sua distruzione. Verso Dio può solo salire l'umile ma insistente grido: Svégliati! Non dimenticare la tua creatura, l'uomo. E questo grido verso Dio deve al contempo essere un grido che penetra il nostro stesso cuore, affinché si svegli in noi la nascosta presenza di Dio, affinché quel suo potere che Egli ha depositato nei nostri cuori non venga coperto e soffocato in noi dal fango dell'egoismo, della paura degli uomini, dell'indifferenza e dell'opportunismo".

Diventa anche nostro, allora, il grido degli apostoli, sulla barca assediata da una violenta tempesta: "Maestro, non ti importa che moriamo?".

E' il grido disperato di tanta gente, anche oggi.
Se Dio c'è, si dice, sembra dormire, tanto da non vedere, da non capire, da non agire... Dio, se c'è, sembra davvero assente dai problemi reali della gente e della nostra storia.
Perché?
Cos'altro ha da fare il Signore di tanto importante, da distrarsi così gravemente dai bisogni dell'uomo?

A cosa ci serve un Dio così? Che esiste a fare, se c'è davvero?
Perché dormi, Signore?

Non lascerà vacillare il tuo piede,
non si addormenterà il tuo custode.
Non si addormenterà, non prenderà sonno,
il custode d'Israele (Salmo 121)

Il sonno di Cristo sulla barca ha una sola spiegazione: risvegliare il grido della nostra fede! Ce lo conferma la meraviglia con cui Gesù, quasi turbato, chiede ai suoi: "Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?".

La fede sincera risveglia la consapevolezza della sua Presenza nella "barca" della nostra storia. Lo ha ricordato prima il Papa: "Questo grido verso Dio deve al contempo essere un grido che penetra il nostro stesso cuore, AFFINCHÉ SI SVEGLI IN NOI LA NASCOSTA PRESENZA DI DIO".

La nostra fede immatura pretende un Dio sempre sveglio, indipendentemente dalla nostra fede; sempre pronto, anche a nostra insaputa, ad "evitare" le nostre tempeste. Ma Dio non è il portafortuna di turno, da preferire perché forse "funziona" meglio di altri nel tenerci lontano dai problemi e dalle tragedie della vita.
E' necessaria la nostra fede per risvegliare la sua potente presenza!

Lui condivide il sapore amaro della nostra esistenza, il fiele delle nostre disperazioni, i veleni dei ripetuti fallimenti dovuti ai venti contrari che vorrebbero affondare anche le speranze più ardite.
Dobbiamo essere capaci di fiducia nell'affrontare con Lui ogni tempesta difficile, affidandoci a Lui sempre, ancor prima di arrivare "con l'acqua alla gola!".

Oggi Gesù ci dà una chiara lezione di come affrontare la storia di questo nostro mondo: dobbiamo navigare con Lui, dobbiamo prenderLo sulla nostra barca, "così com'è" (v. 36), perché sia Lui a traghettarci nei passaggi più burrascosi.
"Così com'era" significa che non dobbiamo crearci un Dio a nostra immagine, che non possiamo salvarci aggrappandoci a un Dio plasmato dalle nostre fantasticherie religiose ( per lo più idolatriche), che non possiamo sentirci più sicuri di un Dio "programmato" secondo le nostre logiche; dobbiamo invece accoglierlo in modo incondizionato, lasciandogli tutta la libertà di azione.

"Duc in altum! Prendi il largo! Come i discepoli non erano ancora pronti alla traversata verso la sponda pagana del lago...così oggi la Chiesa è tentata di ripiegarsi, intimorita, nel proprio passato anziché affrontare con fede le grandi sfide del tempo presente. Andiamo avanti con speranza! Un nuovo millennio si apre davanti alla Chiesa come oceano vasto in cui avventurarsi, contando sull'aiuto di Cristo" (Giovanni Paolo II, Novo millennio ineunte, 58).

Commento a cura di don Gerardo Antonazzo