Omelia (25-06-2006)
don Roberto Rossi
Non avere paura: Io sono con te!

Quante volte abbiamo paura, quante volte i problemi della vita si fanno così grandi e sembrano sommergerci come le acque impetuose di un mare in burrasca! Quante volte abbiamo la sensazione che Signore non ci sia vicino, non pensi a noi, non ci aiuti, ci lasci schiacciare da certi fatti o certe situazioni! Una sofferenza o una malattia, un rapporto familiare che si è fatto difficile, quelle scelte dei figli che non condividiamo e che ci fanno tanto penare perché non vorremmo rassegnarci, una crisi nel lavoro o un indebitamento che rischia di mettere sul lastrico tutta la famiglia...
Anche nella vita morale o spirituale i nostri problemi o difetti, certe tentazioni o problemi che ci schiacciano... Eppure avevamo pregato e preghiamo, siamo cristiani e crediamo in Dio, ma in certi momenti e per certi periodi anche lunghi non sentiamo la presenza del Signore, anzi ci sentiamo come abbandonati o dimenticati, ci sentiamo solo schiacciati e sfiniti e finiamo per darci da fare unicamente da soli, non risolvendo nulla, anzi peggiorando la nostra situazione di angoscia.
Ognuno di noi ha tante esperienze di questo tipo, ognuno di noi avverte le paure più profonde, sperimenta fallimenti interiori e nei fatti della vita.
Ognuno di noi può davvero specchiarsi in questa esperienza del vangelo di oggi.
Il Signore Gesù "dormiva" e i discepoli sono disperati.
Quando non ne possono più, lo svegliano e gli dicono: "Non t'importa che noi moriamo?"
Gesù dice due parole forti, "efficaci", una al lago in tempesta e una agli
apostoli: "Taci, calmati" e il vento cessò e ci fu una grande bonaccia;
"perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?"
Anche noi adoriamo Cristo in tutta la sua potenza di Figlio di Dio e
salvatore che comanda al vento e al mare e vince i gravi problemi della
vita. Ma ci chiediamo: Cosa significa avere fede? Perché non dobbiamo avere paura? Come superare le paure, affrontare i nostri problemi, non lasciarci schiacciare, ma superarli?
Certamente non è facile, ma vogliamo metterci su questo cammino che Gesù ci indica: il cammino della serenità, della pace, della fede. Il superare le paure, il trasformare le paure in fede è un dono di Dio. C'è
una frase di Carlo de Foucauld che mi colpisce e che non finisco di
percepire in tutta la sua portata. Dice: "E' una cosa che dobbiamo solo a nostro Signore, quella di non avere più paura di niente".
La fede è il nostro camminare verso Dio, è sapere che il Signore ci è
vicino, che ci ama, che gli stiamo a cuore, che è più preoccupato Lui per noi che noi stessi. La fede certo non è superstizione, non è magia, non è un 'assicurazione contro gli infortuni della vita. La fede è la luce e la forza per affrontare i problemi dell'esistenza, per cercare e dare senso alla vita, è sapere che tutto può avere un senso e può realizzare la vita sulla terra e per l'eternità: la gioia o la sofferenza, i giorni lieti e quelli tristi, la salute o la malattia, i rapporti facili con le persone o quelli
critici, la vita o la morte. La fede è accogliere, amare, pregare il Signore, nel desiderio di fare la sua volontà. La fede è la certezza che
tutto – nel piano di Dio – ha il suo valore e che tante volte i momenti più
difficili diventano i più fruttuosi, per noi, per gli altri, per l'eternità.
"Beati voi quando... Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra
ricompensa nei cieli".
Gesù rimprovera amabilmente i discepoli "Non avete ancora fede?", però li salva, perché sono sulla barca con Lui. Noi siamo sulla barca con Lui? Cioè ci accettiamo e ci comportiamo con i criteri di Gesù, oppure con quelle della mentalità mondana? Affrontiamo la salute, la malattia, il lavoro, le relazioni sociali... seguendo la sua parola, oppure secondo i criteri del mondo, come li chiama il vangelo, cioè come se fossimo noi i padroni della vita?
Se navighiamo per conto nostro, verso direzioni che ci portano lontano da Dio, Gesù non può calmare le nostre tempeste. Se invece siamo sulla sua barca, anche se la nostra fede è debole e a volte incerta, Gesù sta lì. Sembra che dorma. Ma c'è. Non ha paura, perché il vento è il mare gli obbediscono. Perché ha vinto le paure, la sofferenza, ha vinto la morte, è il Salvatore.
Anche noi allora non dobbiamo avere paura. E' morto per tutti, anche per
noi. Figuriamoci se non gli importa di noi, figuriamoci se non è disposto a sgridare il vento e il mare, quando Lui vorrà.
Il miracolo della tempesta sedata fa vedere la grandezza del Signore e si
offre come un segno di liberazione e di risurrezione. Questo segno è
talmente potente ed efficace che suscita timore e apprensione e fa nascere la domanda "Chi è costui che comanda al mare?" Chi è Gesù? E' il Dio con noi. Le acque tempestose sono un simbolo del male che sì può aggredire l'uomo, ma contro il quale Gesù ha detto una parola definitiva. La fede non preserva dalle difficoltà della vita, ma rende possibile collocare i fatti e le vicende liete e tristi dentro un orizzonte di fiducia e di speranza.
"Rendi salda, o Signore, la fede del popolo cristiano, perché non ci
esaltiamo nel successo, non ci abbattiamo nelle tempeste, ma in ogni evento riconosciamo che tu sei presente e ci accompagni nel cammino della storia".