Omelia (29-06-2006)
don Luciano Sanvito
Gemelli siamesi

"Una parte del loro corpo è strettamente in comune fra loro, mantenendo comunque la loro diversità. Quella parte del corpo che li unisce così saldamente li fa stare vicini non solo nell'essere identici, ma nel fare identico"...

Questa caratteristica dei gemelli siamesi illumina certamente il senso della festa di oggi: una festa in nome di questi due gemelli che sanno non solo "essere" insieme, spiritualmente e moralmente, ma sono in grado, proprio per la loro siamesità, di "fare" anche insieme le cose fisicamente e materialmente.
E' la festa dunque dell'essere e del fare insieme, rappresentata da queste due persone non solo unite moralmente, ma anche materialmente.

E' la "festa dell'unità": fisica e morale.

Questa festa ci richiama alla "siamesità" che anche noi abbiamo, in fin dei conti, con tutto quello che incontriamo, e con tutti coloro che incontriamo nella vita.
Ciascuno di noi non solo ha sempre qualcosa in unità e in comune con le cose e con l'altro, ma vive nell'essere e nel fare, in simbiosi parziale, con le realtà che incontra. Ecco perché tutto e tutti per noi devono essere sempre interessanti: proprio perché entrano nella mia vita nel profondo, nel corpo e nell'anima.
Anche il corpo e l'anima, in fin dei conti, sono gemelli siamesi, che hanno in comune una stessa materialità e una stessa spiritualità da vivere, da condividere, da sopportare e da compassionare a vicenda.

La festa di questi due gemelli siamesi allora è lo spunto per riprendere anche in noi la dimensione della nostra quotidiana siamesità nei nostri rapporti con le cose, con le persone, con gli avvenimenti, con tutto ciò che nell'universo viene a essere e a fare una parte con noi, rendendosi nostro gemello siamese.