Omelia (12-07-2006) |
don Luciano Sanvito |
Più mi sei vicino, e più non mi credi La fiducia e quindi l'amicizia in una persona si fonda, ci viene detto, non nella vicinanza, che spesso porta a tirarci dietro e dentro l'altro, in una sorta di tradimento della sua fiducia, ma proprio nella lontananza. L'autenticità dell'amicizia e di tutti i valori che la circondano (amore, rispetto, armonia, ascolto,...) si fonda su una specie di satellizzazione che rispetta le lontananze e le diversità, per poter avere e dare in modo reale e oggettivo. Ecco perché il messaggio deve ritornare ancora indietro, un'altra volta, prima che andare oltre e avanti e più lontano. Se è vero che occorrono persone che si lancino lontano per aiutare gli altri più lontanti, è altrettanto vero, ci viene detto oggi, che occorre gettarsi in profondità, per aiutare i più vicini. Se da un lato troviamo una lontananza orizzontale, qui ci viene richiamata una lontananza verticale, come scendendo in un pozzo e poi richiamando gli altri a quell'acqua ritrovata. Sia in un caso che nell'altro la caratteristica è la lontananza, e l'andare controcorrente. Solo così ogni annuncio diventa efficace. Guai a noi, oggi, che invece speriamo nelle masse che ci si stringano intorno, nelle amicizie dei vicini e degli amici che ci tengano strettamente per mano, nelle comunelle piacevoli umane e anche religiose, dove il messaggio viene liquefatto e sbriosciato come un pasticcino per la colazione! Ci verrebbe detto, anche a noi, come a quelli: ehi, ehi, dove credete di andare? Qui, qui sono le pecore perdute, proprio qui, e non lontano: sono questi che ti sono accanto e a braccetto che non ci credono a quello che dici, mica quelli là! |