Omelia (25-06-2006)
LaParrocchia.it
L’onnipresente che rasserena…

Cuore della liturgia della Chiesa è l'eucologia – il corpo di tutte le preghiere che si rivolgono al Signore durante la celebrazione -.
Oggi è così solenne, ma soprattutto vera e semplice. Potremmo farla diventare una preghiera quotidiana. Sì, è proprio così: il 'pane quotidiano' degli uomini è propria la 'fede'.
Starei per dire che la Colletta di oggi è una catechesi piana e semplice sulla fede, fondamento non solo dell'avventura personale della vita, ma anche chiave di interpretazione delle vicende del mondo.
Cosa sarà mai la fede se non la consapevolezza, interiormente creduta, che 'il Signore è sempre presente e ci accompagna nel cammino della storia'!
Il mistero di Dio – tremendum et fascinosum – è qualcosa che ci incuriosisce quotidianamente: conoscerLo, capirLo, scrutarLo e indagarLo. Che avventura! Che necessità!
Cosa è necessario per realizzare tutto ciò?
La fede. Solo la fede. Una fede nuda.

1. Un chiavistello rasserenante. L'immagine che il Libro di Giobbe ci consegna è veramente simpatica: Dio mette un chiavistello al fragore e alla forza del mare. Al di là non si passa!
Sembra un racconto d'altri tempi, quasi una fiabe che tale resterebbe se non entrassimo nel giusto gioco dei simboli.
Giobbe è l'uomo della sofferenza immeritata e ingiusta ed è anche simbolo dell'intelligenza che chiede e domanda, si incuriosisce e si mette in ricerca.
Il mare è il simbolo del male e ci rimanda all'acqua primordiale del Libro della Genesi cui il Signore Dio vi ha messo ordine.
Il male ci infastidisce e ci spiazza. Sembra un cane sciolto che sbrana, avvinghiando, chiunque incontri. Ci spaventa. Ci annienta. Ci immobilizza.
Ma è proprio così?
Il Libro di Giobbe ci invita a cogliere che tutto è sotto il controllo di Dio - il chiavistello rasserenante – e niente si svolge se non sotto la sua provvidenza.
Chissà mai che idea di Dio ci siamo fatti.
Leggendo il Libro di Giobbe, agli ultimi versetti, è lezione forte per noi sentire le sue parole che riconosce "di aver conosciuto Dio solo per sentito dire", decidendo così di "tapparsi la bocca".
Quanto orgoglio quando ci sostituiamo a Lui o lo percepiamo assente o lo giudichiamo debole.
Dio è mistero, ma è 'gestore' del male!

2. Vivere per Colui che è morto. San Paolo, come suo solito, appassionato cantore dell'amore di Dio in Cristo, ci invita ad 'essere in Lui': ciò è intimità; ciò è relazione; ciò è cammino; ciò è auspicio; ciò è certezza.
Ci consegna il senso della vita cristiana – imitatori di un uomo morto e risorto – e ci ricorda che la fede è solo Lui, il Signore Gesù, morto per tutti, e grazie al quale è possibile una vita nuova.
Ma è proprio vero che, per noi, la fede è Gesù Cristo.
Recenti 'codici' ci hanno dimostrato quanto e come siamo capaci di passare ad 'altro vangelo' per un miscuglio disordinato e vuoto di comunicazioni irrisori e contenuti banalizzanti.
Sara relativismo o moda passeggera del momento o voglia avvincente di emozioni appaganti, ma al di là di Cristo, morto e risorto, non c'è fede, né interpretazione della storia, né lotta vittoriosa contro il male dilagante.
Chissà se ne siamo profondamente convinti!!!

3. Ci sei Gesù?. Sembra più che mai urgente favorire un approccio conoscitivo alla persona di Gesù. Sì, urgente e irrinunciabile.
C'è chi lo vuole filosofo o rivoluzionare. C'è chi ne coglie il messaggio senza collocarlo nel suo vero orizzonte. C'è, ancora, chi ne esalta i principi, ma non le aggrappa allo sandalo della Croce.
Ma chi è veramente Gesù?
Chi è mai costui che dice al mare (e sappiamo cosa simboleggia). "Taci, calmati!".
Il brano del vangelo di oggi non solo è un invito alla fede. Esso è anche e soprattutto una catechesi chiara e convincente dell'identità di Gesù: Figlio di Dio, padrone del mare, custode degli uomini, liberatore delle tempeste, serene osservatore dei marosi della storia.
A noi ci è richiesto l'atteggiamento della fede. Ma non solo!
A noi è richiesto di saper riconoscere quali sono le tempeste che ci spaventano o i sonni che ci intorpidiscono o le barche in cui vorremmo rannicchiarsi e farvi entrare la parola di Gesù, già presente, per un'esplosione di liberazione e di speranza.
Abbiamo proprio tanta fede?
Facciamo entrare Gesù veramente nei sentieri, piccolo o grandi, evidenti o nascosti, della nostra vita o della nostra storia?
Ho l'impressione che Gesù stia, non per sua colpa, ancora fermo nelle nicchie delle nostre interpretazioni, senza accorgerci che è all'opera durante il sonno sbigottito e codardo, impaurito e debole del nostro cuore o della nostra vita.
Ma lui c'è. Perennemente. L'onnipotente che rasserena.
Il suo invito è sempre lo stesso: "Perché non avete fede? Io sono il Signore".
Ma è Gesù veramente il Signore per noi?