Omelia (30-06-2006) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Commento su 2Re 25,11-12 Dalla Parola del giorno Nabuzardàn capo delle guardie deportò il resto del popolo che era stato lasciato in città, quanti erano passati disertori al re di Babilonia e il resto della moltitudine. Il capo delle guardie lasciò alcuni fra i più poveri del paese come vignaioli e come campagnoli. Come vivere questa Parola? Gerusalemme, la città bella che splendeva di ori e di marmi nella maestà del suo tempio ed era sede di un popolo intelligente e sagace, subisce una delle prove più terribili. Nabucodonosor, re di Babilonia, con tutto l'esercito dei Caldei la distrugge quasi totalmente. Il popolo (quella parte di esso che è scampato alla morte) viene deportato in Babilonia. Sembra che quest'ora di fuoco e saccheggio segni la distruzione di tutto, la fine di ogni speranza. Le stesse grandi promesse del Dio dell'Alleanza dove sono ormai? Eppure non è così. Quei "più poveri del paese che il nemico vincitore ha lasciato come vignaioli e come campagnoli": quel piccolo seme abbandonato a se stesso perché del tutto insignificante agli occhi dei distruttori, è appunto un "seme". Di quel piccolo seme si avrà cura, perché è coi suoi poveri ("poveri di JHWH") che egli ricostruirà Israele. Ecco, anche questa pagina biblica ci introduce nello stile del Signore che nel modo più impensato irrompe nella storia, si serve di persone e situazioni per portare avanti il suo disegno che è sempre finalizzato a salvezza. Ma è coi suoi poveri, coi "piccoli" che manifesta la sua alleanza come un ordito di luce. Ne tocchiamo l'evidenza anche alla nascita del Salvatore. Non nella ricostruita potente Gerusalemme egli nasce, ma nella piccola Betlemme di Giuda. E a chi, prima che a tutti gli altri, è comunicato il "lieto annuncio"? Ai più poveri di quel tempo: "i pastori". Oggi, nella mia pausa contemplativa, entrerò, con meraviglia ancora una volta nuova, a considerare che il Signore è con i "piccoli" che vuole fare "cose grandi", ossia imprese dove splenda il perdono facile, la misericordia, l'aiuto, la condivisione. È così che il suo amore vince, in questa nostra storia, le tenebre dell'egoismo: il mio, il tuo, quello di ognuno. Signore, che smentisci la stolta fiducia nelle ricchezze e nella potenza umana e coinvolgi i poveri, i piccoli per le cose belle del tuo Regno, io ti prego: rendimi beato perché povero, beato perché tuo, e poi serviti di me. La voce di un grande poeta È curioso vedere che quasi tutti gli uomini che valgono molto hanno le maniere semplici e che quasi sempre le maniere semplici sono prese per indizio di poco valore. G. Leopardi |